Pizzini e frasi in codice, così Grande Aracri comanda dal carcere

18 luglio 2015 | 10:08
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Pizzini e frasi in codice, così Grande Aracri comanda dal carcere

L’intercettazione del colloquio fra il boss e il suo avvocato Stranieri nel carcere di Bari: “Che fine hanno fatto i sei milioni di euro?”

REGGIO EMILIA – Il boss Nicolino Grande Aracri comandava, anche dal carcere, e avrebbe usato come intermediario l’avvocato Benedetto Stranieri per condurre i suoi affari. E’ quello che emerge, nella seconda tranche dell’inchiesta Aemilia che ha portato a nove arresti, all’interno di un’intercettazione del 9 luglio 2013 nel carcere di Bari dove, allora, era rinchiuso Grande Aracri.

L’avvocato Stranieri, pure lui arrestato in questa seconda parte di inchiesta, nell’occasione, lo informava delle vicende della Save Group Srl. Scrivono gli inquirenti: “Nel corso del colloquio, oggetto di intercettazione ambientale, i due non facevano cenno alla causa civile (davanti al Tribunale di Crotone – Sez. Lavoro e Previdenza finalizzata al riconoscimento ed alla liquidazione dell ‘assegno mensile d’invalidità civile) per cui lo Stranieri aveva ricevuto mandato (evidentemente utilizzata solo quale stratagemma per essere ammesso al colloquio con il boss Grande Aracri, ndr)”.

Infatti l’attenzione del boss e dell’avvocato erano focalizzate sul procedimento penale per il quale Nicolino Grande Aracri è detenuto e la necessità di formalizzare la nomina di un altro legale come suo difensore, la sentenza emessa dalla Corte di Cassazione favorevole a Giovanni Abramo, genero di Nicolino lo stato di salute del detenuto (che a quanto pare soffre di pressione alta, ndr) e l’obiettivo di ottenere dalla autorità giudiziaria, mediante la presentazione di relazioni mediche ad hoc, la pronuncia di incompatibilità del suo stato di salute con il regime carcerano.

Fra gli altri argomenti oggetto del colloquio la situazione finanziaria e legale della società Save Group S.r.l. e l’intervento di Stranieri nelle vicissitudini processuali della citata società, l’intervento di Alfonso Diletto (già in carcere e destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare) e, tramite quest’ultimo, la movimentazione di ingenti somme di denaro, in parte riconducibili a Nicolino Grande Aracri.

I due sanno benissimo di essere intercettati, tanto che abbassano il tono della voce, fanno uso di un frasario criptico e si esprimono a gesti utilizzando biglietti scritti per scambiarsi informazioni. Grande Aracri, per comunicare aspetti delicati, scrive anche qualcosa sul taccuino del suo avvocato che legge tutto e cancella accuratamente ogni traccia sulla carta.

Ma nel colloquio come detto, si parla anche di soldi, dato che in un passaggio della conversazione, Grande Aracri chiede a Stranieri di chiedere contezza ad Alfonso Diletto di un’ingente somma di denaro. Dice Grande Aracri “E … adesso gli dovete dire così, così: “I soldi che fine hanno fatto? Che fine hanno fatto? Chiedete che fine hanno fatto i sei milioni di euro. Chiedete che fine hanno fatto 800mila euro. Allora io chiamo … mi devono rientrare 250…se però viene qua, mi dia una mano, che mi dia i soldi … “.

Dopo essere uscito dal carcere Stranieri chiamava Alfonso Diletto e lo informavava immediatamente dell’incontro con Nicolino Grande Aracri chiedendogli di incontrarsi a breve dovendolo evidentemente aggiornare sul colloquio.