‘Ndrangheta, le relazioni pericolose di Save Group

16 luglio 2015 | 18:46
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‘Ndrangheta, le relazioni pericolose di Save Group

Una mafia che fa affari in Costa D’Avorio, Ghana e Bulgaria grazie a imprenditori, anche reggiani, compiacenti

REGGIO EMILIA – Una mafia che fa affari in Costa D’Avorio, Ghana e Bulgaria grazie a imprenditori, anche reggiani, compiacenti. E’ questo che emerge dalle carte della seconda tranche dell’inchiesta Aemilia. E’ uno dei protagonisti, arrestati oggi, di questo filone di indagine, Alfonso Diletto, a parlarne, intercettato, con un professionista romano. Dice: “Abbiamo cose in Ghana, Costa d’Avorio, Bulgaria”.

Diletto, secondo la procura antimafia di Bologna, è un affiliato al clan Grande Aracri. E sarebbe uno dei manovratori di un esercito di prestanome. Sarebbero ben 300, infatti, le aziende direttamente o indirettamente collegata alla cosca. E ai Diletto piaceva pure la politica dato che la figlia, Jessica, si era candidata nel 2009 in una lista civica a Brescello, il paese dove da qualche settimana è arrivata la commissione d’accesso disposta dal prefetto per verificare il pericolo di condizionamento mafioso e il paese in cui vive il fratelo di Nicolino Grande Aracri, Francesco, l’uomo condannato per mafia che il sindaco Coffrini ha definito “una persona tranquilla”.

Ma il dato che emerge da questa ultima indagine è quello dei prestanome, delle aziende vicine alla cosca e del patrimonio enorme che sarebbe stato accumulato dagli ‘ndraghetisti grazie a imprenditori vicinissimi al presunto boss Nicolino Grande Aracri. Fra i presunti prestanome Giovanni Vecchi e Patrizia Patricelli, soci della Save Group, importante azienda montecchiese, poi fallita, che aveva appalti in tutta Italia.

La Save lavorava per Caltagirone (porto di Fiumicino e Imperia) e per enti pubblici di varia natura ed era finita nel mirino dei Grande Aracri. A coordinare tutto c’era Diletto, soprannominato la “scimmia”, che, a dispetto del soprannome, stupido non doveva essere, dato che è riuscito a portare vicino a sé imprenditori che hanno visto la ‘ndrangheta come una soluzione ai loro problemi in tempi di crisi, in particolare per l’edilizia.

E la Save Group era in grosse difficoltà, perché Pizzarotti e Astaldi dovevano darle più di due milioni di euro ed erano in crisi pure loro. E mentre Save group falliva e i suoi operai perdevano il lavoro, la coppia Giovanni Vecchi-Patricelli e il clan, secondo gli inquirenti, avrebbe continuato a fare affari in giro per il mondo.

In Bulgaria con un affare da 160 milioni di euro per costruire un mega albergo in una zona turistica. E in Costa d’Avorio con 190 milioni per costruire palazzine per i militari di quel Paese. Scrivono gli inquirenti: “Dall’esame degli atti della procedura fallimentare della Save Group S.r.l. è emerso che: la società fallita vantava un contratto stipulato con la Baker-r Eood con sede in Bulgaria per la realizzazione di un complesso ricettivo alberghiero denominato Melia Bakerville in località lago Batak (Monti Rodopi Bulgaria), per un corrispettivo di 160 milioni di euro con inizio dei lavori previsto per fine 2013; inoltre la Save Intemational LTD ha stipulato un contratto per la realizzazione di tutta la partevprogettuale per la costruzione di alloggi destinati ai Militari della Costa d’Avorio per il valore di 190 milioni di euro”.

Fra l’altro la Save international ha sede a Malta e Diletto aveva deciso di comprare una quota della società diventando socio a tutti gli effetti. In questo modo la ‘ndrangheta era diventata socia ufficialmente della società. Tutto sarebbe avvenuto sotto la regia di Nicolino Grande Aracri, “Manuzza” o “Mano di gomma”. Benedetto Stranieri, che sarebbe l’avvocato di fiducia del clan con studio a Roma, dice, intercettato: “11 mila persone si sono trasferite a Reggio Emilia, Parma, Modena, comandano loro mi spiego? Non si muove foglia che Dio non voglia”.

Grande Aracri viene così visto, dagli imprenditori locali, secondo l’accusa, come un salvagente in momenti di crisi per aiutare le loro aziende. Senza farsi troppe domande del modo in cui questo avveniva. D’altronde, come si dice, “pecunia non olet”. E questa era perfino “ripulita”.