‘Ndrangheta, ora tocca ai prestanome: raffica di arresti

16 luglio 2015 | 08:07
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‘Ndrangheta, ora tocca ai prestanome: raffica di arresti

Decine le perquisizioni a carico di liberi professionisti. Nuova misura per Nicolino Grande Aracri. In manette anche l’imprenditore reggiano Giovanni Vecchi (Save Group), Alfonso Diletto e Michele Bolognino. Perquisito lo studio dell’avvocato Vainer Burani (che non è indagato) a Reggio. L’intercettazione choc: “I calabresi hanno tutta Reggio Emilia”

REGGIO EMILIA – La ‘ndrangheta emiliana, strutturalmente autonoma rispetto alla cosca cutrese di cui costituisce derivazione storica, aveva costituito società falsamente intestate a terzi, dove conferire ingenti somme di denaro e altre utilità derivanti dai reati fine del sodalizio, oltre a provviste illecite direttamente riconducibili al boss Nicolino Grande Aracri.

È questo lo sviluppo investigativo – in prosecuzione dell’inchiesta Aemilia che a gennaio aveva visto l’esecuzione di 117 arresti – che ha portato nella notte alla nuova operazione condotta in Emilia-Romagna, Lombardia, Calabria e Lazio da oltre 300 carabinieri dei comandi provinciali di Modena, Parma, Reggio Emilia e del Ros, supportati da elicotteri e unità cinofile. L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del tribunale di Bologna scaturisce dall’indagine coordinata dal procuratore capo Roberto Alfonso e dai Pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi.

La misura cautelare ha disposto anche il sequestro preventivo di nove società di capitali, alcune delle quali impegnate nella realizzazione di importanti contratti d’appalto all’estero, e di una discoteca. Gli investigatori ritengono che le condotte dei prestanome arrestati abbiano garantito alla cosca la continuità delle attività d’impresa anche dopo gli arresti eseguiti a gennaio.

Il procuratore Alfonso: “In settemila vicini alla cosca a Reggio”
“Quando due, parlando fra di loro, uno dice all’altro “a Reggio Emilia sono circa 7mila e 3 o 4 mila sono a Parma”, io ho ragione di preoccuparmi”. Lo ha detto in conferenza stampa il procuratore di Bologna, Roberto Alfonso, citando un’intercettazione della seconda tranche dell’inchiesta ‘Aemilià in cui due soggetti parlano di persone “disponibili”.  Disponibili ad aiutare, fra gli altri, anche Nicolino Grande Aracri, considerato il boss della ‘ndrangheta attiva tra la Calabria e l’Emilia, tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Alberto Ziroldi nell’ambito della nuova tranche di Aemilia.

Gli arrestati
Oltre che per Grande Aracri, già detenuto per altre vicende, il carcere è stato disposto anche per Alfonso Diletto e Michele Bolognino, accusati di essere tra i capi dell’organizzazione sgominata dall’ondata di arresti di gennaio, e per un imprenditore piuttosto conosciuto a Reggio, Giovanni Vecchi, patron di Save group (azienda di impianti di Monteccho fallita nel 2013); i domiciliari per Domenico Bolognino, Jessica Diletto, Francesco Spagnolo, Patrizia Patricelli e Ibrahim Ahmed Abdelgawad.  Sono indagati a vario titolo e in concorso tra loro di trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante di aver agito per agevolare l’attività dell’associazione mafiosa. Ad Alfonso Diletto, Vecchi e Patricelli è contestato pure l’impiego di denaro, beni o utilità di illecita provenienza, anche in questo caso aggravata. La figlia di Diletto, fra l’altro, era candidata nel 2009 in una lista civica a Brescello, il paese in qui da qualche settimana è arrivata la commissione d’accesso disposta dal prefetto per verificare il pericolo di condizionamento mafioso.

Gli indagati
Ci sono anche altri dieci nomi, tutti ritenuti a vario titolo prestanome della cosca – si tratta di parenti e amici di Diletto e Bolognino – per i quali la procura aveva allo stesso modo chiesto la misura di custodia, ma che il gip non ha concesso poichè non ha ritenuto (anche per il fatto che si tratta di incensurati) che ve ne fossero le esigenze. Si tratta di: Vincenzo Salvatore Spagnolo 48 anni residente a Brescello (cognato di Alfonso Diletto), Bruno Milazzo 52 anni, Francesco Muto 47 anni di Brescello, Antonio Muto (26/10/73 di Cutro), Emanuela Morini 48 anni di Brescello (moglie di Diletto), Catianna Bolognino 22enne di Montecchio (figlia di Michele), Mihai Vrabie 26 anni (cognato di Michele Bolognino), Antonio Petrone 33 anni, Gennaro Gerace 42enne di Brescello.

I sequestri
Il sequestro preventivo riguarda le società Consorzio Europa con sede a Brescello (Reggio Emilia); Immobiliare BG S.r.l, con sede a Reggio Emilia Immobiliare Prestigio S.r.l. di Parma; Platino Immobiliare S.r.l.’ di Modena; D.S. Costruzioni S.r.l. con sede a Brescello, tutte riconducibili a Diletto. Così come altre quattro società -SAVE Group S.r.l e SAVE Engineering S.r.l. di Montecchio Emilia, Impregeco S.r.l. di Roma, SAVE International LTD, con sede a Birzebbuga (Malta) – dove è emerso l’interesse diretto di Nicolino Grande Aracri. Sequestrata anche la discoteca ‘La Parà di Parma, riconducibile a Michele Bolognino.

Le indagini
Dalle indagini sono emersi ulteriori elementi sulla posizione apicale rivestita da Diletto, collettore di risorse economiche provenienti anche dalla cosca, che faceva confluire in diverse società operative nel settore degli appalti. Nel caso della Save International Ltd, Diletto risulta formalmente coinvolto nell’attività di gestione, forse perché convinto di potersi sottrarre all’eventuale aggressione patrimoniale da parte dell’autorità italiana.

I prestanome
Collegamenti tra le società e la loro riferibilità ad un unico soggetto economico sono avvalorati dai significativi flussi finanziari tra Save Group, da un lato, e Save Engineering ed Impregeco, dall’altro, gestiti dai prestanome Vecchi e Patricelli, per gli investigatori a conoscenza della riferibilità delle società a Diletto e, per suo tramite, a Grande Aracri. Anche Michele Bolognino è risultato referente di attività economiche di derivazione illecita, mentre sono ritenuti prestanome Abdelgawad, Jessica Diletto e Spagnolo.

I collegamenti tra le società e la loro riferibilità ad un unico soggetto economico sono oltremodo avvalorati da significativi flussi finanziari tra Save Group, da un lato, e Save Engineering ed Impregeco, dall’altro, flussi gestiti con la complice cointeressenza dei prestanome Giovanni Vecchi e Patrizia Patricelli, pienamente a conoscenza della riferibilità delle società ad Alfonso Diletto e anche, per il suo tramite, a Nicolino Grande Aracri.

Una misura di prevenzione è stata eseguita infine a carico di Palmo Vertinelli, imprenditore arrestato a gennaio: il provvedimento integra un precedente sequestro di beni per 9 milioni da parte del Ros, il 24 febbraio, e ha colpito due ulteriori aziende, 54 immobili, 12 auto e 20 tra rapporti bancari e societari. Anche in questo caso l’indagine ha accertato un illecito accumulo di ricchezze e tentativi di dissimulare disponibilità economiche, per eludere l’applicazione delle misure di prevenzione previste dalla normativa antimafia.

Il procuratore Alfonso: “Non risultano legami con amministratori locali”
Le perquisizioni partite in nottata, sottolinea il procuratore Alfonso, sono ancora in corso, e “stiamo acquisendo documentazioni che danno prove di diversi affari”. Di certo, c’e’ che i boss, seppur in carcere e al 41 bis, stavano continuando a dare direttive ai sodali e intestavano beni agli amici. Questo ennesimo filone, aggiunge, “e’ solo uno dei tantissimi dell’inchiesta Aemilia. Via via che si liberano risorse lavoriamo su altri spunti di indagine, ma per anni si potra’ lavorare sul materiale investigativo che abbiamo”.

Per il momento, comunque, “non sappiamo se le nove societa” avevano ottenuto appalti, se hanno lavorato effettivamente in porti e aeroporti, se erano nella white list e non risultano legami con amministratori locali”, riferisce ancora Alfonso. L’attenzione della Procura e’ concentrata anche su alcuni professionisti, in particolare qualche avvocato, ma tra questi non ci sono indagati.

L’intercettazione: “I calabresi hanno tutta Reggio Emilia”
Il procuratore Alfonso ha poi citato un’intercettazione della seconda tranche dell’inchiesta ‘Aemilià in cui due soggetti parlano di persone ‘disponibili: “Quando due, parlando fra di loro, uno dice all’altro “allora, questi qua c’hanno tutta Reggio Emilia, perché c’hanno 7.000 calabresi a Reggio Emilia e 3 o 4 mila sono a Parma”. Dice Alfonso: “Quando sento queste cose io ho ragione di preoccuparmi”.

Alfonso aggiunge che nonostante gli arresti dell’operazione Aemilia dello scorso gennaio “abbiamo appurato che fino a qualche giorno fa l’attività continuava. Dal carcere continuavano a gestire affari dando disposizioni all’esterno, facendo sì che l’attività economica delle aziende continuasse in modo fruttuoso. C’era l’esigenza di interrompere anche in questo modo l’attività delittuosa che continuava nonostante le misure cautelari di gennaio”.

Perquisito lo studio di un avvocato a Reggio
Le perquisizioni dei carabinieri hanno interessato anche tre avvocati non indagati, che hanno seguito gli affari di alcune delle persone indagate dalla Procura di Bologna. Le perquisizioni si sono svolte a Parma, presente il Pm Marco Mescolini, a Reggio Emilia (Pm Beatrice Ronchi) e a Roma, dov’era presente un magistrato della Procura locale. Lo studio perquisito nella nostra città è quello dell’avvocato Vainer Burani. Burani, che non è indagato, è stato per anni l’avvocato della Save Group ed è per questo che gli inquirenti sono stati nel suo studio.