Acqua pubblica, Oddi: “Si può fare, a Milano e Torino funziona”

29 maggio 2015 | 11:31
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Acqua pubblica, Oddi: “Si può fare, a Milano e Torino funziona”

L’esponente del Forum italiano dei Movimenti per l’acqua che stasera sarà al Catomes Tot: “Qui si fa terrorismo psicologico. La proposta di Sassi non cambia nulla”

REGGIO EMILIA – “Chi dice no a una società pubblica per la gestione dell’acqua sta facendo terrorismo ideologico e psicologico. Basta fare un giro a Milano, Torino e Venezia e vedere che, esperienze come quella che si vuole far nascere a Reggio, fanno utili e vanno benissimo in una logica che non è quella di dare dividendi agli azionisti”.

Chi parla è Corrado Oddi, del Forum italiano dei Movimenti per l’acqua pubblica che stasera sarà a Reggio, per l’incontro organizzato dal Comitato acqua bene comune “Ritorno al futuro. L’acqua torna pubblica”, al Catomes Tot alle 19. Con lui ci saranno Riccardo Petrella, presidente Università Bene Comune e Maurizio Landini, segretario nazionale della Fiom.

Oddi, come sono le altre esperienze in Italia dove si sono costituite delle società pubbliche per la gestione dell’acqua?
Come sempre i ragionamenti vanno contestualizzati e bisognerebbe intendersi su qual è la forma più adeguata di gestione pubblica. Noi, da sempre, diciamo che la vera gestione pubblica si realizza con un’azienda speciale con modalità partecipative da parte di cittadini e lavoratori.

Quindi una realtà diversa da quella che si vorrebbe fare a Reggio?
Sì, ma noi guardiamo con favore anche a una Spa con capitale pubblico. In questo ambito ce ne sono diverse in Italia che funzionano molto bene. Parliamo, per esempio, di Torino dove c’è Smat, o di Milano dove c’è MM.

A Torino, quindi, dove pure c’è Iren l’acqua è gestita da una società pubblica?
Sì, infatti Iren da sempre vuole mettere le mani su Smat che è un gioiello, produce utile e va molto bene. Ma a differenza di Iren, dove la produzione dell’utile è finalizzata a dare dividendi agli azionisti, Smat lavora in una logica di servizio pubblico.

Però lei dice che il modello di una Spa pubblica non sarebbe proprio l’ideale per voi?
Non voglio sminuire la soluzione a cui si può approdare a Reggio. Dico solo che la vostra città va paragonata a Torino e Milano, o a quello che accade a Venezia con l’azienda Veritas. Guardate che la soluzione che si vuole percorrere a Reggio non è una cosa strana, ma un modello già portato avanti in Italia e che in altre realtà ha dato buoni frutti.

Cosa risponde ai detrattori che dicono che l’indebitamento sarebbe insostenibile?
Che fanno terrorismo psicologico e ideologico. Basta fare un giro a Milano, Torino e Venezia e vedere che fior fiore di Spa ci sono che da anni anni stanno dentro una logica che non è quella di dare dividendi agli azionisti.

Quindi le esperienze di Torino, Milano e Venezia funzionano bene?
Funzionano bene per una ragione molto semplice: le tariffe sono quelle che rendono sostenibile il servizio idrico, perché, per il futuro, incorporano già gli investimenti, gli ammortamenti e l’esborso dell’anticipazione sui ricavi futuri che ci saranno. Lo stesso piano dimostra la fattibilità dell’operazione.

Cosa ne pensa della proposta di una società mista pubblica e privata che è stata avanzata dal vicesindaco Sassi?
Quella proposta mira a lasciare in mano pubblica il 51% e a dare il resto a Iren e a Mediterranea delle acque (una controllata di Iren che gestisce l’acqua a Genova e provincia e che per il 40% è di proprietà del Fondo F2i, ndr). La società sarebbe a maggioranza pubblica, ma non cambierebbe nulla rispetto ad oggi. Anche oggi i soci pubblici sono prevalenti ma, di fatto, decidono poco. Quando tu hai dentro grandi multiutility quotate in borsa anche gli enti locali soccombono alla logica di creazione di valore per gli azionisti. Questa è una proposta che è stata fatta anche per Smat Torino.

Ovvero?
Smat è una società che ha decine di anni di vita, ma c’è una grande campagna per trasformarla in azienda speciale. Ovviamente Iren ha grande interesse per Smat e anche per questo vediamo positivamente la fuoruscita da Iren qui a Reggio. Questo va contro il progetto di riassetto del governo Renzi del settore in Italia su quattro grandi multiutilities: Iren, A2A, Hera e Acea. A parte il fatto che tutti questi soggetti sono indebitatissimi. Se fossero società pubbliche avremmo già i titoloni sui giornali.

Molti dicono che, con questa nuova società pubblica, le tariffe aumenteranno. Cosa risponde?
Le tariffe stanno aumentando perché sono affidate all’Authority che fissa i parametri in spregio al referendum e quindi la possibilità di modulazione è molto bassa. Però posso dirle che Milano, a cui Reggio si ispira come modello, è una delle cità che ha le tariffe più basse di Italia.

Vuole mandare un messaggio ai sindaci della provincia che sono piuttosto titubanti su questo progetto?
I sindaci devono rispondere ai cittadini. Qui c’è una questione di democrazia in ballo, perché c’è stato un referendum con un esito molto chiaro. Reggio Emilia si è incamminata su questa strada e sarebbe incomprensibile contraddire il percorso che è stato fatto e parlare solo delle compatibilità ecoomiche e finanziarie.