Acqua pubblica, i sindaci: “Sì, ma vogliamo vedere i conti”

21 maggio 2015 | 09:09
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Acqua pubblica, i sindaci: “Sì, ma vogliamo vedere i conti”

Manghi, Mammi e Verona: “Progetto valido, ma bisogna capire se è sostenibile dal punto di vista economico”

REGGIO EMILIA – Il problema non è il punto d’arrivo, la ripubblicizzazione dell’acqua, su cui tutti si dicono d’accordo, ma la sostenibilità del progetto. E’ questo che inquieta i sindaci reggiani in merito al tema di creare una società pubblica che si prenda in gestione le reti di Agac Infrastrutture. Dopo l’articolo di Reggio Sera sui costi dell’acqua pubblica el’intervento del promotore, del progetto, l’assessore Mirko Tutino, prendono ora la parola i sindaci del territorio detentori delle azioni di Iren.

Giammaria Manghi, presidente della Provincia e sindaco di Poviglio, dice a Reggio Sera: “Il problema non è l’obiettivo in sé, che è condivisibilissimo, ma le condizioni che possono esserci, o meno, per la sostenibilità di quell’obiettivo. Ci sono tante variabili. Devi valutare il tasso delle insolvenze e quanto influiscono sulla bolletta, per esempio. Quello che io ho imparato in questi anni da amministratore è che bisogna stare molto attenti alla esposizione debitoria. Mi preoccupa la tenuta contabile dell’operazione”.

E aggiunge: “Nel momento in cui avremo davanti un quadro e delle cifre relative al presunto indebitamento, ai tassi di insolvenza, alla manutenzione e ammortamento delle reti, e quindi anche delle tariffe da applicare, prenderemo una decisione”.
Conclude Manghi: “Faccio l’amministratore dal ’99 e dal 2008 è iniziata un altra stagione. Oggi dobbiamo evitare il rischio di generare soggetti che poi vanno in default. Ci sono tanti aspetti da ponderare e il tema della sostenibilità è sovrano”.

Prudente, sull’argomento, anche Camilla Verona, sindaco di Guastalla che dice: “Abbiamo avuto diversi incontri con l’assessore Tutino. Tutto è legato a come si attua questa operazione perché, in prima battuta, ci era stato detto che dovevamo vendere azioni Iren, il che che aveva implicazioni sui nostri bilanci e poi ci è stato detto che l’operazione poteva avvenire con modalità diverse attraverso una cordata di banche. Tuttavia a noi non è stato dato ancora il prospetto preciso di come concretizzare questa operazione”.

Aggiunge la Verona: “Qui si parla di una cifra considerevole (l’operazione, complessivamente, costerebbe più di 200 milioni di euro, ndr) e noi sappiamo bene che le banche non fanno niente per niente. Quindi dobbiamo avere dei dati certi perché il piano finanziario ultimo, che vede la presenza delle banche in modo esclusivo, non ci è stato ancora esposto. Dobbiamo anche verificare l’impatto sui nostri bilanci di questa operazione nel lungo termine”.

Alessio Mammi, sindaco di Scandiano e coordinatore del sub patto di sindacato dei sindaci reggiani Iren, ragiona: “La scelta politica di andare incontro all’esito del referendum è già stata fatta e non è solo una dichiarazione di principio, ma è sfociata nel dare ad Agac Infrastrutture l’incarico di produrre uno studio di fattibilità che ci possa fare prendere una decisione su questo tema. Questo vuole dire che c’è la volontà di ripubblicizzare l’acqua. Poi dobbiamo dire che questo è un progetto molto articolato che ha un forte impatto territoriale e dobbiamo capire se da un punto di vista tecnico è possibile portarlo avanti”.

E qui Mammi snocciola alcuni punti che devono per forza essere considerati. Dice: “Bisogna capire la sostenibilita dell’operazione dal punto di vista finanziario ed economico, dato che servono almeno 120 milioni di euro e se riusciamo ad accedere al credito senza indebitare i Comuni, o senza dismettere patrimoni strategici degli enti pubblici. Poi bisogna capire se il piano è sostenibile anche dal punto di vista amministrativo relativamente alla capacità di fare investimenti e assunzioni, soprattutto in rapporto al patto di stabilità”.

Ma c’è un altro aspetto che interessa a Mammi. Continua: “Resta da capire cosa cambia in meglio per i cittadini e per le imprese, dato che oggi noi abbiamo un servizio di qualità e di carattere universale, che va dall’Appennino fino al Po. Ultimo aspetto, dobbiamo capire cosa succede ad Iren se tu scorpori un settore così importante dalla società. Sono trecento le persone impegnate nel settore idrico. Infine la nuova società che sarà creata dovrà essere efficiente ed erogare un servizio di qualità alle tariffe più contenute possibili, perché in giro abbiamo esempi di molte società pubbliche che non sono andate molto bene. Per concludere, direi che l’orientamento politico di ripubblicizzare l’acqua è condiviso da tutti, ma serve un ulteriore confronto con i sindaci, che avverrà a breve insieme all’assessore, Tutino per approfondire tutti questi aspetti”.