Via Paradisi, aspettando lo sfratto: 400 vite in bilico

14 novembre 2023 | 08:49
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Via Paradisi, aspettando lo sfratto: 400 vite in bilico

Il progetto di riqualificazione urbana Pru R60 prevede quasi 200 espropri per riqualificare il quartiere con risarcimenti irrisori ai proprietari, mentre chi è in affitto non saprà dove andare

REGGIO EMILIA – “Se l’operazione di destra la fa il Comune di sinistra, non hai nessuno a cui appellarti”. E’ il ragionamento, amaro, di Alessandro Scillitani, il regista reggiano che ha una casa in comproprietà con la madre in fondo a via Paradisi dove il Comune ha in progetto di sfrattare 400 persone che vivono in 180 appartamenti.

Il progetto di riqualificazione urbana Pru R60 prevede di riqualificare gli immobili e la zona di via del Partigiano, via Paradisi, via Turri e via Sani. Nasceranno 148 abitazioni di edilizia residenziale sociale e pubblica (Ers ed Erp) e servizi di interesse collettivo che ruotano intorno a sport, cultura ambientale con aree verdi e di quartiere, oltre ad aree pedonali e ciclabili. Un intervento che, nei numeri 6, 8, 10, 12, 14 e 16 di via Paradisi, prevede la riqualificazione delle palazzine esistenti, ma anche la demolizione e ricostruzione ex novo di un edificio.

L’importo complessivo degli interventi è stimato in oltre 51,2 milioni di euro. I cofinanziamenti regionali e statali attualmente assegnati al Programma sono 13,4 milioni di euro, a cui si aggiungono 25 milioni di finanziamento agevolato riconosciuti dalla Banca del Consiglio d’Europa. Il completamento del programma complessivo di interventi è previsto nel 2031.

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Un’operazione che, per usare un linguaggio anglosassone, si potrebbe definire di gentrification. Ovvero che mira a trasformare un quartiere e a sostituire chi ci viveva prima con altre tipologie di cittadini che si potranno permettere i nuovi appartamenti in un contesto migliore. A farne le spese saranno anziani e immigrati che vivono lì.

Continua Scillitani: “La logica dell’amministrazione comunale e dell’assessore De Franco, che si occupa del progetto, è del tipo: ‘liberiamo quelle persone dal fardello di vivere in un posto orribile e poi gli diamo anche un indennizzo economico’. Ma il problema è che questi ci stanno bene lì”.

Della questione si sono occupati, recentemente, una sessantina di cittadini che hanno scritto alla segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein (il cui referente a Reggio è l’assessore De Franco) proponendole la zona stazione come tappa del suo “autunno d’impegno e partecipazione” e che l’aspettano per una visita guidata.

Hanno scritto i cittadini: “Su questo progetto escludente c’è la sua firma segretaria Schlein, perché, come vicepresidente della Regione, la sua delega al Welfare comprendeva le politiche abitative. Abbiamo calcolato che con la stessa cifra si potrebbe riqualificare un intero isolato”.

Fra i firmatari del documento ci sono Lorenza Franzoni, di Partigiani urbani e l’architetto Rossana Benevelli. Dicono: “La maggior parte della gente che vive lì (sono una ventina sono i proprietari residenti), sono immigrati che pagano 450 euro al mese di affitto. Se saranno sfrattati, non sapranno dove andare anche perché a Reggio, notoriamente, c’è un problema enorme con gli affitti e i reggiani fanno fatica a locare casa agli immigrati”.

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Secondo la Franzoni e la Benevelli la maggior parte dei residenti di via Paradisi “è rassegnata e arrabbiata”. Raccontano: “Molti hanno preferito rimuovere la faccenda e pensare che, tanto, non accadrà. Parliamo di persone che, spesso, non hanno certo gli strumenti per opporsi o pensare a una costosa battaglia legale davanti al Tar”.

Fra l’altro, a quanto pare, la situazione in quei condominii ora è abbastanza buona. Sono andati via gli inquilini che non pagavano le bollette, i debiti sono stati sanati e i riscaldamenti sono autonomi. Raccontano la Franzoni e la Benevelli: “Conosciamo un immigrato che ha un mutuo ingente da pagare. Rischia di trovarsi senza casa, fra qualche anno, con i soldi da restituire alla banca”.

Già, perché il problema principale è cosa accadrà quando sfratteranno queste persone. Quanto gli sarà pagato per quegli appartamenti e quali soluzioni gli saranno proposte. Spiega Scillitani: “Il nodo della questione è che, nonostante gli atteggiamenti bonari di disponibilità dell’assessore De Franco, la questione economica è molto seria e si aprirà quando sarà confermata la pubblica utilità del progetto. A quel punto l’iter prevede che degli addetti comunali vengano a stimare il valore degli immobili e a fare ai proprietari delle proposte economiche. Non si sono mai sbilanciati su quanto verrà fornito come indennizzo. L’unica cosa scritta, finora, è che saranno dati 500 euro al metro quadro”.

Ora è facile intuire che, se un proprietario si trova con un appartamento da 100 metri quadri, riceverà dal Comune, per l’esproprio, circa 50mila euro. Con una cifra del genere, a Reggio, non puoi comprare nulla. Continua Scillitani: “Quando vengono dati bruscolini per una casa, si diventa poveri. Quelle persone potrebbero iscriversi alle liste delle case popolari, ma sappiamo che non è facile ottenerle. Potrebbero comprare una casa popolare, ma non credo che ce la farebbero con quella cifra”.

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Chi perderà la proprietà e non abita lì, perderà anche l’entrata economica, perché non avrà più una casa da affittare, ma saranno i più fortunati, perché gli affittuari e  proprietari residenti perderanno tutto.

E chi andrà in quelle case? Secondo la Benevelli e la Franzoni questa “e’ un’operazione fatta per metterci dentro le persone che lavorano al Parco Innovazione”, altro grande progetto della giunta Vecchi. Aggiungono: “Una soluzione prospettata da De Franco sarebbe quella di realizzare una palazzina nuova, di fianco a quelle che vogliono costruire, dove ora sorge un campo da calcio. Ma non si sa a quanto ti venderanno la casa precisamente e a quanto dovrai acquistare le case nuove. Fra l’altro, visto che il suolo è di proprietà del Comune, è vero che comprerai a un prezzo più basso, ma l’ente ti darà la casa per 30 anni e poi questa tornerà al Comune. Tu dunque compri qualcosa in cui potrai vivere per soli 30 anni”.

Scillitani è oramai rassegnato, ma è in cerca di una mediazione. Dice: “Sarebbe auspicabile che venissero indicati dei meccanismi per limitare i danni. Mi cacci, anche se sto bene qui, ma almento trovami una modalità per non impoverirmi”. Più polemico il ragionamento di Franzoni e Benevelli che si domandano “come faccia un’amministrazione che si dice di sinistra, nella città delle persone, a fare una cosa del genere”.