Interventi

Messe non autorizzate, i fedeli: “Noi seguiamo solo la fede cattolica”

21 ottobre 2023 | 15:52
Share0
Messe non autorizzate, i fedeli: “Noi seguiamo solo la fede cattolica”

I fedeli che frequentano le celebrazioni di don Claudio Crescimanno e don Andrea Maccabiani a Casalgrande Alto: “Assistiamo a una protestantizzazione della chiesa cattolica”

REGGIO EMILIA Ancora una volta la diocesi di Reggio Emilia è voluta intervenire a proposito di don Claudio Crescimanno e di don Andrea Maccabiani, questa volta prevedendo delle pene canoniche per i due sacerdoti.

In tutto questo si può constatare come la curia  reggiana abbia investito davvero tantissimo tempo su una questione che riguarda due preti i quali, su una collina, in un luogo privato e nel quale risiedono, insieme ad un centinaio di persone che frequentano, cercano di vivere secondo la fede cattolica: lì, infatti, non accade nulla di assurdo se non la celebrazione della messa, il catechismo e l’amministrazione dei sacramenti.D’altro canto, non ha avuto tempo per commentare, ad esempio, la suora che in comune a Reggio Emilia, pochi giorni fa, ha “benedetto” una coppia omosessuale unitasi civilmente.

Parimenti non ha nulla da dire, ma anzi continua a concederne l’uso, agli ortodossi (quelli sì, scismatici da più di 1000 anni) che celebrano nella Chiesa del Cristo a Reggio e in quella di San Zenone, in pieno centro storico.Diciamo pure che il vescovo Morandi non ebbe nulla da dire nemmeno riguardo al REmilia Pride della scorsa estate, quando gli fu chiesto da alcuni fedeli di un comitato quali fossero le sue intenzioni e posizioni riguardo a questa manifestazione dell’orgoglio Lgbt (rimarcato come disordine morale nel catechismo).

In  questo caso fece rispondere il segretario, dicendo di aver preso atto della mail. Ma da lì, il silenzio più assoluto. È vero che il vescovo Giacomo Morandi si rifà d’altronde a delle pene previste dal codice del diritto canonico per quei chierici che esercitano il proprio ministero in modo illegittimo, ovvero senza alcun tipo di autorizzazione, ma è altrettanto vero, caro vescovo Giacomo, che qui vi è in ballo la fede: la domanda, la vera domanda è dunque la seguente: qual è l’alternativa?

Frequentare le parrocchie dalle quali molti di noi sono scappati per sfuggire e non essere parte dello scempio che ogni giorno viene perpetrato a danno di nostro Signore Gesù Cristo, presente realmente nella santissima eucarestia?Assistere ad una messa in cui, giusto per citare un esempio, prima di ricevere l’eucarestia (e perché no, magari obbligati da taluni parroci a riceverla in piedi e sulle mani), siamo obbligati a ripetere “Io non son degno di partecipare alla tua mensa”, professando cioè una “fede” protestante atta a cancellare il sacrificio espiatorio di Gesù Cristo per lasciare spazio ad un “memoriale”?

Potremmo citare molti esempi di errori dottrinali, di carenze pastorali, di assurdità indicibili che purtroppo ormai avvengono nelle parrocchie, a dire il vero da oltre cinquant’anni ma qui in maniera ordinaria e sempre peggiore nella sua forma e nel suo contenuto, ma è sufficiente ciò che abbiamo detto riguardo alla messa. Una messa, appunto, che mette in pericolo la fede cattolica. E, allora, davanti a tutto questo, sono i fedeli che cercano sacerdoti disponibili a dare e a fare ciò che la Chiesa ha sempre dato e fatto: niente più, niente meno.

Davanti alla richiesta di fedeli che cercano di abbeverarsi alle fonti della tradizione cattolica di 2000 anni, i sacerdoti, qualsiasi sia la pena che gli viene inflitta per questo, non possono sottrarsi dal motivo per cui loro stessi sono stati ordinati sacerdoti. È un loro dovere, è il dovere della lex: della suprema lex, ovvero la salus animarum.

In attesa che i vertici e le autorità della Chiesa, travolta suo malgrado da un’enorme crisi, tornino a professare e a predicare la fede cattolica, noi non possiamo far altro che rifugiarci da chi, nel suo piccolo, quella fede cerca di conservarla e di farla conservare.

Lo stato di necessità si fa ogni giorno più grave e pesante, ed ecco perché, proprio a motivo di questa grave necessità in cui versano le anime, pur nel rispetto dell’autorità, le pene inflitte ai due sacerdoti sono, a nostro avviso, da ritenersi nulle poiché è la stessa autorità a non tenere conto che, non facendo e non predicando ciò che la Chiesa ha sempre fatto e predicato, è essa stessa causa di questa grave crisi, che ci porta alla necessità di aver bisogno dei sacramenti di sempre, della dottrina di sempre e, soprattutto, della messa di sempre.

Solo quando le autorità torneranno a professare e ad insegnare integralmente la fede cattolica vedremo un ricongiungimento più che naturale di tutte queste cose, ed un ritorno alla “gioia della comunione cattolica” che oggi più che mai, invece, ci pare più una “gioia nella protestantizzazione della chiesa cattolica”.

Comunicato da parte di alcuni fedeli cattolici che frequentano le celebrazioni di don Claudio Crescimanno e don Andrea Maccabiani a Casalgrande Alto