Messe abusive a Casalgrande Alto, la diocesi fa chiarezza

22 ottobre 2023 | 14:40
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Messe abusive a Casalgrande Alto, la diocesi fa chiarezza

Monsignor Carlo Pasotti e don Andrea Pattuelli: “Celebrare senza il consenso dell’Ordinario è un atto illecito, dunque non ammesso”

REGGIO EMILIA La diocesi fa chiarezza sulla vicenda dei sacerdoti Claudio Crescimanno e Andrea Maccabiani che sono stati interdetti dopo due anni di richiami, imponendo loro il “divieto di esercitare qualsiasi attività ministeriale in qualsiasi forma”.

I due sacerdoti celebravano messe non autorizzate, che si svolgevano rigorosamente in latino, in una cooperativa agricola sui colli di Casalgrande Alto, attirando fedeli anche da Sassuolo, città vicina. Qui potete leggere la replica di alcuni fedeli cattolici che frequentano le celebrazioni di don Claudio Crescimanno e don Andrea Maccabiani a Casalgrande Alto.

La diocesi lo fa rivolgendosi ai due esperti della curia, monsignor Carlo Pasotti, cancelliere emerito e don Andrea Pattuelli, attuale cancelliere.

È tornata l’inquisizione?
Assolutamente no – risponde monsignor Pasotti – il pronunciamento che è stato pubblicato è frutto di un procedimento lungo e accurato in cui le parti si sono confrontate. L’intervento finale dell’arcivescovo Morandi segue gli inviti del predecessore monsignor Camisasca ai due sacerdoti, perché vi fosse un serio ripensamento delle posizioni che si sono rivelate non conformi al Concilio Vaticano II, nonché alle attività pastorali così come disposte dai vescovi.

Don Andrea, è corretto o no parlare di “scomunica” come è stato scritto?
È un termine inappropriato – spiega il cancelliere. Il nostro arcivescovo, infatti, dopo aver sentito i due sacerdoti, non appartenenti alla nostra diocesi, ha applicato ciò che il diritto prevede, proibendo loro l’esercizio di alcune funzioni, come presiedere l’eucarestia e gli altri sacramenti, nell’ambito diocesano.

C’è chi sostiene che le messe vengono celebrate in una cappella privata e dunque “a casa mia faccio ciò che voglio…
Non è questione di luoghi dove si celebra l’eucarestia – prosegue don Andrea – ma la liturgia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, rifugge da ogni privatizzazione. Un sacerdote, se sconosciuto, può essere ammesso a celebrare la santa messa purché sia accolto ed esibisca le lettere del suo Ordinario. Nelle situazioni in esame ciò non è avvenuto. Celebrare senza il consenso dell’Ordinario è un atto illecito, dunque non ammesso.

Allora i fedeli che volessero partecipare alle celebrazioni dei due sacerdoti…?
Monsignor Pasotti spiega: I fedeli sono avvertiti dell’importanza di non aderire a ciò che la Chiesa non consente, proprio per non mettere in pericolo la propria fede e per non perdere di vista il bene spirituale.

Ma chi dovesse confessarsi da tali preti in cosa incorre?
Chiarisce don Andrea: Gli stessi non possono impartire l’assoluzione, non c’è sacramento. A don Crescimanno è revocata la facoltà di confessare, mentre per Maccabiani tale facoltà è sospesa per il fatto stesso dell’ordinazione illecita, in quanto egli è stato consapevolmente ordinato presbitero da un vescovo scismatico incorso nella pena della scomunica, nella persona di monsignor Richard Williamson.

E se i due sacerdoti non dovessero adeguarsi alle prescrizioni?
Don Crescimanno potrebbe incorrere nella pena canonica dell’interdetto – prosegue don Pattuelli – ovvero potrà essergli inibita la possibilità di celebrare e ricevere i sacramenti ovunque, mentre in tal senso Maccabiani si trova già nell’impossibilità di celebrare i sacramenti.

E per la confessione?
Qualora i sacerdoti tentassero di ascoltare le confessioni e di dare l’assoluzione, ciò che è loro vietato, andrebbero incontro ad una nuova pena canonica, quella della automatica sospensione, riservata alla Santa Sede, per il grave delitto commesso, precisa monsignor Pasotti.