Editoriali

La Rcf Arena non è un circolo Arci

15 ottobre 2023 | 16:10
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La Rcf Arena non è un circolo Arci

Vecchi e Fiaccadori si rassegnino: oggi, a meno che non si voglia fare fallire questo progetto, non è possibile pensare di porre veti in base all’etica o alla politica a chi gestisce quello spazio

REGGIO EMILIA – Il sindaco di Reggio, Luca Vecchi, parla di “contenuti antitetici rispetto allo spirito di questa città” e il presidente dell’Anpi, Ermete Fiaccadori, si è addirittura spinto a ipotizzare un comitato etico per gli eventi nella Rcf Arena in una trasmissione televisiva andata in onda qualche giorno fa. L’arrivo del rapper statunitense Kanye West nella nostra città sta veramente scatenando una tempesta. All’indice è un’intervista rilasciata dal rapper statunitense al conduttore di Infowars e teorico della cospirazione, Alex Jones, nel dicembre del 2022 in cui il cantante ha elogiato Hitler.

Ora, al netto che West soffre di disturbi bipolari, come da lui stesso ammesso, e che il suo delirio a favore del nazismo non si riflette, per fortuna, nei suoi spettacoli, forse sarebbe meglio concentrarsi, in attesa del concerto del 20 ottobre, sul fatto che West è un rapper molto abile e molto bravo nel mixare, nei suoi brani, R&B degli anni settanta, pop, rock, folk, elettronica e musica classica. I suoi pezzi sono davvero godibili ed è un onore, per Reggio Emilia, ospitare il suo concerto. Ma questo è passato in secondo piano e quindi ci tocca occuparci di altro.

Allora facciamolo. Il fatto è che, con buona pace di Vecchi e Fiaccadori, la Rcf Arena non è un circolo Arci. Lo diciamo con il massimo rispetto e non per sminuire il lavoro straordinario che l’Arci fa nei suoi circoli sul territorio. E’ solo che un soggetto come la Rcf Arena, che è costato 14,8 milioni di euro, ha un business plan che è un tantino diverso rispetto, che so, al Fuori Orario. Quindi ha ovviamente esigenze diverse per rientrare da quell’investimento. Ovvero quelle di portare artisti internazionali, che siano in grado di riempire un’arena da 80-100mila posti, almeno 7-8 volte l’anno nella nostra città. Se iniziamo a porre delle pregiudiziali ideologiche, o basate su destra o sinistra, quel luogo, che ha già avuto una partenza travagliata, rischia di avviarsi al fallimento.

Intendiamoci, se West abitualmente nei suoi spettacoli andasse sul palco con simboli nazisti e facesse apologia di nazismo, saremmo i primi a dire che non lo vorremmo nella nostra città. Ma, se così fosse, probabilmente il rapper statunitense non avrebbe la fama che ha oggi. Aggiungiamo che oggi nel mirino c’è West, ma vi assicuriamo che, se andate a leggervi i testi dei Rammstein, band tedesca che sarà ospitata nel luglio prossimo alla Rcf Arena, potete leggervi argomenti che spaziano dalla pedofilia, alla necrofilia, per passare dal sadismo al masochismo. E i testi di West non sono certo da educande.

Il fatto è che qui, forse per la prima volta nella storia della nostra città, un contenitore che produce cultura (sì, la musica è cultura), di notevoli dimensioni, è passato in mano ai privati. Finora il Pci e i suoi eredi hanno sempre gestito la cultura in questa città, spesso in modo egregio, realizzando anche progetti notevoli. Pensiamo all’epoca del Living Theatre, ai festival come Micro Macro negli anni Ottanta, all’esperimento dei famosi “Topi” (di cui oggi sopravvive il teatro dell’Orologio) di cui si può ringraziare l’ex assessore Gasparini, all’esperienza del Rosebud, fino alla meravigliosa rete bibliotecaria e al bel programma de I Teatri.

Ma è sempre stata una produzione culturale controllata dalla sinistra. Qui, per la prima volta in quasi 80 anni, abbiamo un contenitore in cui i privati dettano legge. C’è un finanziamento di 1.7 milioni della Regione direte voi e un soggetto come Coopservice vicino al mondo del centrosinstra che ci ha messo 11.7 milioni sollecitato dal sindaco, come da lui stesso ammesso. Certo, è vero. Ma resta un contenitore privato in cui i soci, in primis la coop reggiana, devono rientrare dal loro investimento.

Forse quando Vecchi ha pensato alla Rcf Arena non ha considerato questo tipo di ricadute. E’ possibile. Ma oggi, a meno che non si voglia fare fallire questo progetto, non è possibile pensare di porre veti in base all’etica o alla politica a chi gestisce quello spazio. L’etica non afferisce all’arte, ma alla politica o alla religione, o, financo, alla scienza e al giornalismo. L’arte, invece, afferisce al campo dell’estetica e solo in base a questi canoni la si può giudicare e mai censurare. Quindi ben vengano le critiche del sindaco sui concerti last minute, perché pongono, oggettivamente, problemi organizzativi alla città non banali. Per quel che riguarda i contenuti artistici, invece, lasciamo fare ai gestori della Rcf Arena.

Paolo Pergolizzi