Infortuni su lavoro, presidio di protesta davanti alla prefettura

11 ottobre 2023 | 15:27
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Infortuni su lavoro, presidio di protesta davanti alla prefettura

Domani mattina dalle 9.30 alle 12. I sindacati: “Tre infortuni gravissimi, di cui due mortali, in tre giorni. Così non può continuare”

REGGIO EMILIA – “Tre infortuni gravissimi, di cui due mortali, in tre giorni. Così non può continuare”. L’ultimo in ordine di tempo riguarda un operaio 68enne deceduto a Guastalla. Cgil, Cisl e Uil denunciano “la grave situazione rispetto alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro che si sta verificando nella nostra Provincia” e promuovono un presidio di protesta davanti alla prefettura in via Garibaldi domani dalle 9.30 alle 12.

Una denuncia che segue il richiamo fatto nei giorni scorsi dai sindacati reggiani per un maggior impegno e più responsabilità da parte degli attori istituzionali.

Scrivono Cgil, Cisl e Uil: “Gli strumenti ci sono ma bisogna agirli a partire dai protocolli: istituzioni e associazioni datoriali non possono continuare ad ignorare che siamo nel mezzo di una situazione senza precedenti e che, come tale, merita interventi all’altezza della sua gravità. Dobbiamo fare, tra le altre cose, fronte comune per chiedere al governo più ispettori sul territorio e miglioramenti organizzativi che mettano gli attuali nelle condizioni di procedere al meglio”.

In tutto il 2022 è stata accertata la morte di 606 persone a causa di incidenti sul lavoro nel nostro Paese: una media di quasi due vittime al giorno, come ha attestato anche l’Inail. Non va meglio nel 2023 dove da gennaio a giugno sono state già 450 le denunce relative a episodi di infortuni mortali. A livello nazionale il fronte sindacale è compatto nel chiedere finanziamenti al Governo e lo sblocco di due miliardi di euro che giacciono nelle casse dell’ Inail e potrebbero essere spesi per finanziare la formazione su prevenzione e salute e sicurezza a partire dalle scuole.

Continuano i sindacati: “Inoltre, è necessario inasprire le sanzioni amministrative e penali nei confronti delle imprese che, in nome del profitto, reiterano comportamenti in spregio alla sicurezza. I dati nazionali trovano conferma anche sul nostro territorio a partire dai settori tradizionalmente più esposti come quello dell’edilizia”.

Cgil, Cisl e Uil puntano il dito anche sulla precarietà del lavoro e la deregolamentazione del sistema degli appalti: “Le imprese tendono a far cassa anche sulla prevenzione e la formazione ormai, ritenendo la salute e sicurezza un costo e non un dovere, oltre che un investimento”.