Editoriali

Mercato coperto, bell’intervento: ma mancano i prodotti del territorio

20 aprile 2023 | 15:02
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Mercato coperto, bell’intervento: ma mancano i prodotti del territorio

L’offerta gastronomica è varia e gli spazi sono eleganti, ma non si vedono gli operatori reggiani e sono poco presenti le eccellenze gastronomiche locali

REGGIO EMILIA – Siamo stati, questa mattina, all’inaugurazione del Mercato coperto di Reggio Emilia che ha riaperto i battenti dopo anni di chiusura. Lo spazio restaurato è molto bello e, finalmente, dopo tanti anni, i reggiani possono riprendere possesso di questo luogo rinnovato e rimesso a lucido. L’intervento architettonico realizzato da Sonae Sierra, in partnership con REI Consulting, è sicuramente riuscito.

I portoghesi (Sonae Sierra è una multinazionale) sanno fare il loro mestiere e gestiscono, con successo, centri commerciali in tutta Europa e anche in Italia. Sicuramente anche lo spazio del mercato coperto reggiano, denominato “Eat & meet”, funzionerà e attirerà giovani e meno giovani in centro storico, anche grazie a una bella piazzetta all’aperto in cui si potranno tenere concerti e spettacoli.

Tuttavia, non per fare i guastafeste, ma ci sono alcuni dettagli non trascurabili da rimarcare. In questo spazio manca la reggianità, mancano i prodotti tipici del territorio e non ci sono luoghi in cui comprarli (non dimentichiamoci che quel luogo una volta era un mercato). A parte due rezdore dell’associazione del Cappelletto reggiano e lo stand della trattoria Rinnna che gestisce nella nostra provincia i ristoranti di Cà Longa e Da Rinnna sopra Albinea, non c’è traccia delle prelibatezze nostrane. Fanno da padrone gli immancabili tacos, burger, Pokè e prossimamente anche kebab e Chiringuito, ma sono quasi del tutto assenti le nostre specialità.

Eppure un anno e mezzo fa era stata la stessa amministrazione a dire, per bocca del sindaco Vecchi e dell’assessore Sidoli che quello spazio avrebbe ospitato “luoghi di vendita e somministrazione delle eccellenze alimentari locali”. Cosa è successo nel frattempo?

Forse, appoggiandosi per la gestione a una multinazionale che, lavorando in tutto il mondo, ha clienti e gusti standardizzati, è accaduto che si è preferito favorire i grandi franchising, o forse gli imprenditori locali non hanno voluto o potuto investire in quell’area. Ma quello che è accaduto è un vero peccato se si pensa, per esempio, al mercato Albinelli di Modena dove fanno bellavista le cose più preziose del patrimonio enogastronomico del territorio. La differenza è che quello è governato da un Consorzio, a cui aderiscono la maggioranza degli operatori locali, mentre qui si è optato per una scelta diversa coinvolgendo poco, evidentemente, gli operatori locali.

Resta quindi da augurarsi, ovviamente, il successo di questa iniziativa che, probabilmente, diventerà uno spazio affollato del nostro centro storico, ma rimane il rammarico di un’occasione persa per valorizzare i prodotti del nostro territorio.

Paolo Pergolizzi