25 Aprile, l’attivista iraniana: “Anche noi, un giorno, lo festeggeremo”

25 aprile 2023 | 17:50
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25 Aprile, l’attivista iraniana: “Anche noi, un giorno, lo festeggeremo”

Pegah Moshir Pour, scrittrice e attivista per i diritti umani oggi a Reggio Emilia per la celebrazione della Liberazione: “Vorrei ricordare che la Costituzione è antifascista e non è un’opinione”

REGGIO EMILIA25 Aprile 1950: l’allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi conferì personalmente a Reggio Emilia la Medaglia d’Oro al Valor militare della Resistenza, per il rilevante ruolo avuto durante la guerra di liberazione italiana. Più passa il tempo e più sembra che ci stiamo allontanando da quello che era successo e la cosa più strana è che non è la genZ quella più giovane a essere distaccata dalla realtà, ma le generazioni X e anche la mia Y.

Il 25 luglio 1943 Mussolini venne estromesso e iniziano i festeggiamenti il re Vittorio Emanuele III nominò il maresciallo Pietro Badoglio per presiedere un governo il cosiddetto “regime transitorio”, di cinque anni. Il 2 giugno 1946 si svolsero contemporaneamente il referendum istituzionale e l’elezione dell’Assemblea Costituente, con la partecipazione dell’89% degli aventi diritto.

Oggi questi numeri ce li sogniamo questa sì che era voglia di riscatto e consapevolezza della cittadinanza attiva. Vorrei ricordare che la Costituzione è antifascista e non è un’opinione. La XII disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana vieta la riorganizzazione del partito fascista: “E` vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.

Quindi la Costituzione è la nostra garanzia di libertà. Ma non sono sicura della reale consapevolezza di questo, perché la storia si ripete e rischia di ripetersi anche nello stesso posto. Vi racconterò la storia del mio Paese di origine, l’Iran, che sentite nominare molto da settembre 2022. Grazie ai social network e al grande coraggio del popolo iraniano, finalmente possiamo dire la verità, dopo questi 44 anni di buio. Assistiamo a scene surreali.

Molta gente mi ferma e mi dice “non ci posso credere che tutto questa brutalità sia reale”. E’ vero, vi capisco. E’ assurdo che una bambino di 2 anni venga ucciso da un colpo di pistola mentre dorme nelle braccia del padre. E’ assurdo che una ragazza di 13 anni venga presa a manganellate solo perché ha strappato dal suo libro scolastico l’immagine della guida suprema. E’ assurdo che le adolescenti vengano ripetutamente violentate fino ad essere sventrate.

E’ assurdo che i ragazzi vengano torturati fino a perdere l’uso delle gambe e la ragione. E’ assurdo che familiari e amici non possano piangere sulle tombe di questi martiri. Tutti i regimi dittatoriali hanno una cosa in comune: la violenza spietata.

L’Iran lo vede oggi, l’Italia, l’Europa ha già vissuto tutto questo: un Paese dove vige un controllo di massa, dove avvengono discriminazioni legate all’etnia e le minoranze sono perseguitate; dove non si è liberi di avere un credo religioso diverso dalla maggioranza; per non parlare dell’orientamento sessuale, dove ci sono torture di ogni tipo: fisiche, psicologiche, attraverso stupri ed elettroshock, dove viene utilizzato il gas tossico per intimorire le giovani rivoluzionarie; non c’è alcuna libertà di espressione, libertà di stampa, tutti passano per l’istituto di censura.

Non c’è libertà di scegliere come vestirsi; vi sono “pattuglie di orientamento” o polizia morale che decide chi punire o meno. Non c’è libertà di vivere e amare chi si vuole, né libertà di essere. Ogni dittatura colpisce le donne con leggi che le privano di ogni diritto conquistato nel tempo.

All’alba del ‘79 della rivoluzione khomeinista, è stato tolto il diritto all’aborto, fino all’uso obbligatorio dell’hijab, andando contro anche la religione stessa: capite che è solo una questione di potere, non religione. Siamo dove si vuole, da 44 anni, portare la donna ad essere “Madre casalinga”.

“Bisogna convincersi che è lo stesso lavoro che causa nella donna la perdita degli attributi generativi, porta all’uomo una fortissima virilità fisica e morale”. La prima offensiva al lavoro femminile del Regime si ha nell’insegnamento. Le scuole femminili iraniane sono sotto attacco di gas tossici da persone “ignote”: è strano vero? In Iran se pubblichi un video sui social network in cui balli e canti, vieni arrestato dopo poche ore.

Questi attacchi, in tranquillità e senza alcun ostacolo, vengono portati avanti sulle bambine dai 6 anni, fino agli adolescenti di 17 anni, non per non farli studiare ma per non portare avanti la rivoluzione donna-vita-libertà. Ci sono immagini di Shirzan, leonesse, le mamme che si sono sedute davanti alle scuole per tutto il tempo dell’orario scolastico, per vigilare su chi arriva.

“La legge 221 limiterà notevolmente le assunzioni femminili, stabilendo sin dai bandi di concorso l’esclusione delle donne o riservando loro pochi posti”.

Le donne in Iran negli anni si sono fatte spazio, dove potevano, soprattutto nell’istruzione, fino ad arrivare ad essere alfabetizzate fino al 97%, di cui 70% laureate; ci sono donne pilota, così come in molti consigli di amministrazione; atlete in ogni ambito, ma tutte sotto pressione di ogni tipo per la mancanza di parità salariale fino all’instabilità del posto di lavoro.

Secondo il regime “il lavoro femminile crea nel contempo due danni: la ‘mascolinizzazione’ della donna e l’aumento della disoccupazione maschile.

La donna che lavora, si avvia alla sterilità; perde la fiducia nell’uomo; concorre sempre di più ad elevare il tenore di vita delle varie classi sociali; considera la maternità come un impedimento, un ostacolo, una catena; se si sposa, difficilmente riesce ad andare d’accordo col marito; concorre alla corruzione dei costumi; in sintesi, inquina la vita della stirpe”.

Io la chiamo disobbedienza collettiva, che ha portato all’esasperazione donne e uomini verso questi retaggi culturali che purtroppo ci portiamo dietro da secoli, in ogni parte del mondo, all’indomani del febbraio del ‘79 “vennero sciolti tutti i partiti e le associazioni sindacali non fasciste, venne soppressa ogni libertà di stampa, di riunione o di parola”.

Nella prigione di Evin, chiamata la bocca dell’inferno, ci sono migliaia di intellettuali e dissidenti politici che sono il futuro della democrazia iraniana.

Sì, si dà per scontato la libertà, perché non sappiamo cosa vuole dire avere il timore che da un momento all’altro qualcuno ti fermi e ti porti via per una sessione rieducativa; non sappiamo cosa significa essere un rapper come Toomaj, che è in carcere dal 30 ottobre e di lui non abbiamo notizie.

Non sappiamo cosa sta passando Abolfaz, il giovanissimo ragazzo di 16 anni che non può più sorridere.

Ho visto il video in cui viene colpito alla testa: lui è a terra senza la parte sinistra del cranio, sanguinante a terra. Era uscito da casa della nonna e le guardie l’hanno colpito ad una distanza ravvicinata alla testa. Un colpo di gas. E’ vivo per miracolo, ma ha passato 5 mesi in terapia intensiva, operazioni su operazioni non hanno avuto successo e oggi è un vegetale. Dalle immagini si vede che gli manca metà testa ed è su un letto con le flebo attaccate. Era pieno di vita, giocava a calcio e parlava inglese. La madre dice abbiamo disperatamente bisogno di un chirurgo specialista, per dargli la possibilità di sorridere e di festeggiare la vita. Cosa aveva fatto di male per meritarsi questo? Stava camminando per strada…

Libertà, la così tanto abusata e incompresa parola, perché non abbiamo vissuto il dolore, la solitudine, la paura di morire, la fame; non abbiamo cercato i corpi dei nostri cari nelle fosse comuni per poter dar loro una degna sepoltura. Per questo oggi è un giorno importante per testimoniare la vita: siamo vivi!

Dall’Iran arrivano video di ragazze e ragazzi che ballano, cantano anche davanti alle condanne certe, sorridono. Questa rivoluzione porta il nome di ogni persona caduta e un giorno faremo un grande monumento in onore a tutte le anime che hanno perso la vita in questi 8 lunghi e straordinari mesi.

Anche noi un giorno festeggeremo il 25 aprile. Il giorno di Liberazione dall’occupazione del regime. E daremo inizio ad una nuova nascita delle Istituzioni democratiche iraniane, che saranno da capofila a tutto il Medi Oriente, per un futuro di pace e prosperità, per il pianeta.

E’ proprio il caso di dirlo, perché antifascismo è sinonimo di democrazia. Trovo le parole di Nilde Iotti più attuali che mai: “Questa Repubblica si può salvare. Ma per questo, deve diventare la Repubblica della Costituzione”. Buona Festa della Liberazione a tutte e tutti!