Alpe di Succiso, sei denunce dopo il taglio degli alberi

8 giugno 2022 | 12:53
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Alpe di Succiso, sei denunce dopo il taglio degli alberi
Alpe di Succiso, sei denunce dopo il taglio degli alberi
Alpe di Succiso, sei denunce dopo il taglio degli alberi
Alpe di Succiso, sei denunce dopo il taglio degli alberi

Indagati due austriaci, un residente in Friuli Venezia Giulia e tre reggiani. Oggi sequestati documenti nello studio di un libero professionista, uffici di enti pubblici, studi di commercialisti nonché la sede di un’impresa forestale

VENTASSO (Reggio Emilia) – Sei persone, due austriaci, una residente in Friuli Venezia Giulia e tre reggiani, sono state denunciate dai carabinieri forestali tra le province di Reggio Emilia e Udine, in un’inchiesta della Procura reggiana. Le ipotesi di reato ravvisate nei loro confronti, a vario titolo, sono abbandono di rifiuti speciali non pericolosi, violazione paesaggistica, disastro ambientale colposo, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, distruzione o deturpamento di bellezze naturali. Sono stati sequestrati documenti contabili, apparecchiature informatiche, manoscritti e documenti amministrativi.

Oltre i due rappresentati della ditta austriaca e l’intermediario friulano, gli indagati reggiani sono il responsabile del servizio per le autorizzazioni in materia forestale per l’Unione, un altro dipendente pubblico e il dottore forestale che per conto del friulano ha curato la pratica con la richiesta di autorizzazione per procedere ai tagli.

Oggi i militari del nucleo investigativo del gruppo carabinieri Forestale di Reggio Emilia, con l’ausilio di reparti carabinieri forestale delle provincie di Reggio Emilia e Udine, dopo indagini su diversi tagli boschivi che avevano avuto un impatto negativo su foreste di conifere nei pressi dell’Alpe di Succiso, a Monte Ledo e Monte Miscoso, nel Comune di Ventasso, hanno eseguito, su delega della Procura di Reggio Emilia, titolare dell’inchiesta, perquisizioni nel Comune di Castelnovo Monti, negli uffici dell’Unione dei Comuni e di un libero professionista a Carpineti con l’obiettivo di rinvenire atti utili per avere un quadro completo sulle responsabilità che hanno portato a quanto emerso nel corso delle indagini.

Coinvolti lo studio di un libero professionista, uffici di enti pubblici, studi di commercialisti nonché la sede di un’impresa forestale. Nel corso degli accertamenti si è appurato che i tagli boschivi erano stati effettuati, fra il 2017 ed il 2018, su di una superficie totale di circa 25 ettari costituita da rimboschimenti di conifere con prevalenza di abete bianco. Risultavano regolarmente autorizzati dall’ente competente ed erano stati eseguiti da una ditta forestale austriaca per conto di un impresario friulano.

Tali interventi, effettuati a scopo commerciale, in base al progetto approvato avevano affidato la ricostituzione del bosco tagliato all’effettuazione di un reimpianto, operato attraverso piantumazione e semina (rinnovazione artificiale posticipata), da realizzarsi con latifoglie autoctone entro 3 anni dalla fine delle operazioni di taglio. Già all’atto della loro realizzazione gli interventi, visto il forte impatto visivo, erano però stati oggetto di dibattito nella cronaca locale. La preoccupazione era rappresentata dal fatto che, in caso del fallimento delle operazioni di reimpianto prescritte, si sarebbe potuta verificare la scomparsa definitiva del soprassuolo forestale.

Nell’estate del 2021, trascorsi i 3 anni dalla fine delle operazioni di taglio, gli inquirenti hanno verificato la totale assenza di rinnovazione in uno dei principali interventi, della superficie di 9 ettari, dove si è verificata, quindi, a causa della scomparsa permanente del bosco, un cambiamento di destinazione d’uso del suolo di un bene tutelato paesaggisticamente. I carabinieri hanno appurato, inoltre, che erano stati abbandonati sul posto ingenti quantitativi di ramaglia e scarti delle operazioni di taglio, stimati in 2.000 metri cubi, potenzialmente pericolosi relativamente al rischio di incendi boschivi. Dopo queste violazioni sono state avviate le prime indagini per l’attribuzione di eventuali responsabilità sull’accaduto.

Nel corso degli accertamenti è stata acquisita la documentazione relativa all’iter autorizzativo, dall’analisi della quale è emerso che era stato viziato da presunte false dichiarazioni e quindi mancava l’idoneità della ditta ad operare in Emilia-Romagna, si è accertato l’inidoneità della polizza fidejussoria versata a garanzia di eventuali danni. Inoltre l’età effettiva delle piante oggetto dell’intervento sarebbe stata inferiore all’età minima prevista dall’allora vigente regolamento forestale.

Si sono profilate quindi ipotesi di responsabilità, oltre che da parte del personale operante, anche a carico di altre persone, tecnici ed intermediari nonché dipendenti pubblici, che, a vario titolo, hanno partecipato al procedimento amministrativo finalizzato al rilascio dell’autorizzazione. Da qui le attività di perquisizione volte a completare il quadro probatorio.

Scrivono gli inquirenti: “Dal punto di vista ambientale, la situazione attuale dell’area tagliata, con assenza totale di specie arboree, indica chiaramente un regresso allo stato iniziale della successione ecologica, rappresentato da ambienti prativi, in luogo del previsto reimpianto di latifoglie che avrebbe dovuto ricostituire il bosco. Questo ha comportato un danno rilevante di difficile stima che certamente non sarà sanabile nel breve/medio periodo”.