Simulano maxi furto per frodare assicurazione: due arresti

20 luglio 2021 | 10:40
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Simulano maxi furto per frodare assicurazione: due arresti

In manette i fratelli Arabia di Crotone: indagato anche un carabiniere

REGGIO EMILIA – Due persone sono state arrestate ieri a Reggio Emilia e altre due risultano indagate con l’accusa di aver simulato un maxi furto in un’azienda di autoricambi di Montecchio per incassare in modo fraudolento un risarcimento di 30.000 euro da parte dell’assicurazione. Coinvolto anche un carabiniere “infedele” che, in sede di sopralluogo, ha certificato l’effettiva commissione del furto in realtà mai avvenuto.

I destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita dai carabinieri sono due fratelli di Crotone Nicola Arabia (36enne residente a Bibbiano e già coinvolto nel processo Aemilia contro la ‘ndrangheta) e Giuseppe Arabia (32enne residente a Reggo Emilia), a cui vengono contestati, in concorso, gli illeciti di simulazione di reato e corruzione. Con loro sono indagati anche un 59enne campano abitante a Montecchio che avrebbe gestito (ma solo come prestanome) l’azienda di autoricambi riconducibile agli Arabia e un appuntato dei carabinieri di una stazione della provincia. Per quest’ultimo il Gip ha disposto la misura interdittiva della sospensione dal servizio per un anno.

Le indagini sono partite lo scorso febbraio quando le attività dei fratelli calabresi sono entrate nella lente d’ingrandimento dei carabinieri. I due, infatti erano già noti all’Arma sia per i loro precedenti di polizia, che per contatti con esponenti della criminalità organizzata di stampo ‘ndranghetista, ed erano soliti avvalersi di “teste di legno” e prestanome per la gestione di attività a loro riconducibili. Per altre condotte illecite emerse, non connesse a quella che ieri ha portato agli arresti, sono poi indagati altri due appuntati dei carabinieri.

Uno, sospeso per nove mesi, era in servizio nella stessa stazione di quello che ha falsamente dichiarato il furto nell’azienda di autoricambi. Il secondo attualmente non è più in servizio in provincia di Reggio Emilia. Le ipotesi di reato loro contestate sono di falsità ideologica commessa da un pubblico ufficiale in atti pubblici, in relazione a false attestazioni per attività di servizio dichiarate “sulla carta”, ma di fatto non eseguite.