Via Paradisi, piano bocciato da due architetti

29 giugno 2020 | 16:22
Share0
Via Paradisi, piano bocciato da due architetti

Ruini e Benevelli: โ€œPremesse sbagliate, lโ€™amministrazione rinunci allโ€™esproprioโ€

REGGIO EMILIA โ€“ Nuovo affondo contro il progetto del Comune di Reggio Emilia per la riqualificazione urbanistica di alcuni condomini della zona tormentata della stazione. Sullโ€™operazione da quasi 17 milioni annunciata dallโ€™amministrazione ai residenti dei numeri civici 6, 8 e 10 di via Paradisi, ai quali eโ€™ stato prospettato anche lโ€™esproprio delle loro abitazioni, prendono posizione gli architetti โ€œindipendentiโ€ Simone Ruini e Rossana Benevelli, sollecitati ad esprimere un parere da โ€œamici e conoscentiโ€.

โ€œTutti โ€“ spiegano i professionisti โ€“ abbiamo risposto allo stesso modo. Del progetto architettonico, del disegno, dellโ€™uso dei materiali, sinceramente in questa fase ci interessa poco. Cioโ€™ che riteniamo importante sono le premesse al progetto, che sono cariche di critiche e di domande a cui, speriamo, lโ€™amministrazione stessa vorraโ€™ dare rispostaโ€. Innanzitutto, affermano Ruini e Benevelli, โ€œriteniamo inaccettabile come siano stati ignorati gli aspetti piuโ€™ elementari del rispetto e della sensibilitaโ€™ degli individui quando, come in questo caso, si eโ€™ progettato di privare della propria casa una persona, con tutto quel che rappresenta per ciascuno di noi la propria abitazioneโ€.

Inoltre โ€œconsideriamo una grave violenza il fatto che i residenti siano venuti a conoscenza attraverso i media di un progetto tanto impattante sulle loro esistenzeโ€. E โ€œancora piuโ€™ grave lโ€™aver comunicato la possibilitaโ€™ di apporre il vincolo preordinato di esproprio preliminarmente ad ogni fase interlocutoria, collocando i residenti fin da subito con le spalle al muro, con lโ€™angoscia di sedersi ad un tavolo aprendo il confronto con delegati del comune con una tale spada di Damocle sulla testaโ€.

Su questo punto specifico, dicono i tecnici, โ€œeโ€™ il caso che lโ€™amministrazione faccia un passo indietro e si impegni a non utilizzare questo strumentoโ€. Nel merito della questione, Ruini e Benevelli commentano: โ€œLa parola โ€˜riqualificazioneโ€™ eโ€™ un termine passpartout ormai abusato dalle amministrazioni. Ma questo progetto (โ€œ902โ€ณ Abitare solidale, dal nome del foglio catastale degli edifici, ndr) viene calato dallโ€™alto in una realtaโ€™ considerata scomoda. Manca, e lo si eโ€™ visto proprio da queste prime fasi, della volontaโ€™ di far leva sui punti di forza presenti sul territorioโ€.

Ovvero โ€œla partecipazione di chi vive il quartiere, la sensibilitaโ€™ di aprire il confronto con quelle esistenze che intrecciandosi hanno garantito al bozzolo di via Turri-via Paradisi di non diventare un ghetto chiuso ma di continuare a rinnovarsi e a costruire pontiโ€. Perplessitaโ€™ vengono poi espresse sul fatto che il ricambio dei residenti storici con i cossiddeti โ€œcity usersโ€, apporteraโ€™ effettivamente dei miglioramenti. Lโ€™invito degli architetti, pertanto, โ€œeโ€™ di capovolgere il progetto e partire proprio dalle esigenze localiโ€.

Sarebbe, aggiungono, โ€œun processo complesso, lungo, ma creerebbe dei presupposti agli interventi sicuramente differentiโ€. Che forse โ€œcomprenderebbe misure per gestire i servizi idrici ed elettrici tagliati per insoluti, le decine di appartamenti messi allโ€™asta nel corso degli anni o interventi su edifici piuโ€™ svantaggiati per stato manutentivo, debitorio o per collocazione spaziale, o anche interventi su spazi a cantineโ€. Ma โ€œpartire per la progettazione da cioโ€™ che emerge dal territorio ed essere disponibili a mettersi in gioco โ€“ concludono Ruini e Benevelli โ€“ potrebbe effettivamente giovare ad un progetto che nasce da basi sbagliateโ€.