Coronavirus, l’Istat: in due mesi +4% per il carrello della spesa

11 maggio 2020 | 09:15
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Coronavirus, l’Istat: in due mesi +4% per il carrello della spesa

L’inflazione è praticamente azzerata, grazie al crollo dei prezzi dei carburanti, ma i prezzi dei generi alimentari continuano a salire. L’indagine dell’Antitrust

REGGIO EMILIA – I prezzi dei generi alimentari, secondo quanto certificato da Istat, sono aumentati mediamente, in marzo e aprile, quasi del 4% rispetto al periodo pre coronavirus con un + 1,2% a marzo e un +2,6% ad aprile. L’istituto nazionale di statistica ha dunque certificato quella che era la sensazione prevalente dei consumatori in questi mesi, ovvero che i prezzi del carrello della spesa avessero subito un’impennata.

Si legge nella nota provvisoria di Istat relativa al mese di aprile: “Nel mese di aprile, pienamente investito dall’emergenza sanitaria in corso, da una parte il restringersi dell’offerta e della domanda commerciale al dettaglio (concentrate su un minor numero di comparti merceologici), dall’altra il crollo delle quotazioni del petrolio determinano spinte contrapposte: inflazionistiche per i prodotti alimentari e deflazionistiche per i Beni energetici. Queste ultime sono prevalse, determinando l’azzeramento dell’inflazione (non avveniva da ottobre 2016 quando la variazione dell’indice dei prezzi al consumo fu negativa e pari -0,2%). Tuttavia, i prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” accelerano (+2,6%), portandosi a livelli di crescita non registrati da febbraio 2017”.

Le cause
Le cause sono diverse e ormai note, in particolare, “il restringersi dell’offerta e della domanda commerciale al dettaglio” precisa l’Istat, e la chiusura di molti punti vendita e di mercati rionali, con derivanti criticità di rifornimento e di concorrenza abituali, ma soprattutto i problemi di trasporto e la carenza di manodopera nella filiera alimentare. Secondo un’analisi firmata da Coldiretti sull’impatto del lockdown, realizzata sul rapporto dell’Istat sui prezzi base, sarebbero in difficoltà quasi sei aziende ortofrutticole su dieci (57%). Questo ha portato a uno sconvolgimento del mercato che ha fatto schizzare i prezzi al consumo dalla frutta (+8,4%) alla verdura (+5%), ma anche di latte (+4,1%) e salumi (+3,4%).

L’azzeramento dell’inflazione dovuto al calo dei prezzi dei beni energetici
Secondo le stime preliminari dell’Istat, nel mese di aprile 2020 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,1% su base mensile e una variazione tendenziale nulla (da +0,1% del mese precedente). Scrive l’Istituto: “L’azzeramento dell’inflazione è imputabile prevalentemente alla dinamica dei prezzi dei beni energetici, che amplificano la loro flessione sia nella componente regolamentata (da -9,4% a -13,9%) sia in quella non regolamentata (da -2,7% a -7,6%). Questa dinamica è solo in parte compensata dall’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari (da +1,1% a +2,6%) e, in misura minore, dalla riduzione della flessione dei prezzi dei servizi relativi alle comunicazioni (da -2,6% a -1,3%)”.

Secondo l’Istat i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona accelerano in modo marcato da +1,0% a +2,6%, mentre la crescita di quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto passa da +0,6% a +0,8%.

I dati Istat di marzo
In marzo l’inflazione si era sempre attestata allo 0,1% su base annua, evidenziando un calo rispetto allo 0,3% di febbraio. Anche in questo caso il rallentamento dell’inflazione si spiegava con l’inversione di tendenza dei prezzi dei beni energetici non regolamentati, e in particolare di quelli dei carburanti, e con la discesa dei prezzi dei servizi, dovuta in larga parte alla straordinaria situazione che sta vivendo il paese. Sottolineava l’Istat: “Ma il rallentamento sarebbe stato ben più ampio se non si fosse verificata una accelerazione dei prezzi dei beni alimentari, che ha portato la variazione del cosiddetto carrello della spesa nuovamente al di sopra dell’1%”.

Il Codacons: “Volano i prezzi dei generi alimentari, nonostante il crollo delle quotazioni del petrolio.
Ha detto il presidente di Codacons, Carlo Rienzi, a proposito del rincaro di marzo evidenziato dall’Istat sui generi alimentari: “Il crollo delle quotazioni del petrolio ha portato ad un abbattimento generale dei prezzi nel comparto energetico e in quello dei trasporti, al punto che per spostarsi una famiglia spende oggi il -0,5% su base annua, con un risparmio medio di 28 euro annui. Sul fronte opposto volano al +1,2% i listini dei beni alimentari, determinando una maggiore spesa per cibi e bevande pari a +91 euro a famiglia su base annua. La nostra preoccupazione è che si stiano verificando negli ultimi giorni forti speculazioni sui listini dei generi alimentari, confermate dalle segnalazioni che stanno pervenendo al Codacons da parte dei consumatori, con rincari dei prezzi su larga scala che non appaiono in alcun modo giustificati”.

L’Unione nazionale dei consumatori: le famiglie non possono più confrontare i prezzi come una volta con gli spostamenti ridotti
L’Unione Nazionale dei Consumatori sottolineava sempre relativamente a marzo, invece come, in realtà, questi aumenti fossero ancora peggiori per le tasche delle famiglie. “Anche se i prezzi dei beni alimentari sono saliti ufficialmente dell’1,2% su base annua, gli italiani, in termini di spesa, hanno subito rialzi ben maggiori dell’1,2% – spiega l’Unc – Infatti, gli spostamenti ridotti alle situazioni di necessità, per via dell’emergenza coronavirus, non consentono più alle famiglie di fare shopping come una volta, confrontando i prezzi di più esercizi o andando nel centro commerciale collocato fuori del proprio comune di residenza, dove erano soliti andare per risparmiare. Quindi anche se i prezzi restassero uguali, la ridotta mobilità del consumatore si tradurrebbe comunque in maggiore spesa”.

L’indagine dell’Antitrust
L’Antitrust ha acceso un faro su alcune catene della grande distribuzione per capire se ci siano stati aumenti ingiustificati dei prezzi in questi due mesi di quarantena. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un’indagine preistruttoria che vede il coinvolgimento di diverse catene di supermercati e gruppi attivi nel settore della Grande distribuzione organizzata. Si vuole capire se gli aumenti alla cassa siano conseguenti a un aumento dei costi sostenuti dagli stessi operatori in fase di approvvigionamento.