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“Sono un miracolato, il Signore mi ha messo in mano a questi medici”

2 aprile 2020 | 12:14
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“Sono un miracolato, il Signore mi ha messo in mano a questi medici”

Aldo Gennari, 75 anni, ex tecnico del Comune di Canossa, ammalato di Covid 19, ora sta passando la quarantena a casa: “Se potessi li abbraccerei e li bacerei uno ad uno”

CANOSSA (Reggio Emilia) – “Mi sento un miracolato, nel senso che il Signore lassù mi ha messo in mano a questi professionisti che sanno fare il loro lavoro e che, alla fine, mi hanno permesso di riabbracciare i miei cari”. E’ la testimonianza di Aldo Gennari, 75 anni, ex tecnico del Comune di Canossa, ammalato di Covid 19 che, dopo due settimane di ricovero in ospedale, è stato dimesso e ora sta passando la quarantena a casa sua a Canossa.

Scrive Gennari: “Non dimentichero’ mai quei dolci occhi celati dietro quelle barriere di plastica. Quando potrò uscire da casa di nuovo incontrerò tante persone, forse anche qualcuno di coloro che mi hanno salvato la vita, ma queste persone io non le saprò mai riconoscere purtroppo, non saprò chi erano, ma a loro andrà per sempre il mio pensiero”.

Gennari è tornato a casa da pochi giorni dopo essere stato ricoverato al S. Maria Nuova per “grave insufficienza respiratoria acuta ipossemica in polmonite interstiziale bilaterale da SARS- COV -2“”. Il 75enne ci tiene a ringraziare tutt il personale sanitario che lo ha soccorso: a partire dal medico di famiglia, la dottoressa Isabella Simoni, dai volontari della Cri di Canossa, al personale del pronto soccorso dell’ospedale di Montecchio. Epoi tutto il personale sanitario del S. Maria Nuova dei reparti di “terapia intensiva” e “infettivi” e, a fine percorso, al reparto “bassa terapia”.

Gennari, che è stato ricoverato il 9 e dimesso il 25 marzo, scrive: “Grazie a tutti loro ora sono in quarantena ma sto bene. Vorrei dire a tutti che io li ho visti lavorare da vicino questi eroi. Tutto il personale ospedaliero per garantire la nostra salute, per ridarci la vita ormai perduta, mette a rischio la propria salute e quella dei loro cari. Compreso il personale delle pulizie: anche loro lo fanno per un tozzo di pane. Io se potessi li abbraccerei e li bacerei uno ad uno, ma non posso. Loro che, nascosti dietro un camice di plastica, ad un cappellino pure di plastica, celando gli occhi dietro una mascherina di carta e ancora sopra un’altra maschera trasparente, sono lì, giorno e notte, sempre pronti ai bisogni dei malati con garbo e grande umanità”.

Conclude Gennari: “Un medico diceva che non vede la moglie e la figlia da due mesi. Questi sono i veri eroi di cui dobbiamo essere orgogliosi e che meritano tutto il nostro rispetto e la nostra gratitudine”.