Editoriale

Tricolore, una festa soffocata dal protocollo

8 gennaio 2018 | 08:46
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Tricolore, una festa soffocata dal protocollo

Si chiama “festa”, ma non si diverte nessuno. Portiamo un pizzico di fantasia e di creatività, il prossimo anno, in quella piazza così marziale davanti al municipio

REGGIO EMILIA – Come ogni anno, dopo il 7 gennaio, inizia il giochino in cui tutti cominciano a chiedersi se c’era tanta o poca gente in piazza per le celebrazioni del Tricolore. Ebbene, guardando le foto di quest’anno, ma anche degli anni passati, possiamo dire che ce n’è anche troppa vista la giornata uggiosa e rispetto alla celebrazione che viene ripetuta stancamente ogni anno dal 1996 ad oggi, praticamente senza grandi innovazioni nella forma e nello stile.

La commemorazione in sé è sicuramente importante. Il nostro Paese ha bisogno di memoria, soprattutto oggi e ha bisogno, ancor di più, di trovare un simbolo intorno al quale riunire le proprie forze. Il Tricolore è senz’altro perfetto. La nostra bandiera è nata a Reggio e la nostra città ne è giustamente orgogliosa. Ora bisognerebbe fare uno sforzo in più e regalare ogni anno, alla città e al nostro Paese, una rappresentazione che sia qualcosa di più di un rigido protocollo istitituzionale, ma che coinvolga veramente i cittadini.

Non è una questione di transenne o meno, che, purtroppo, per garantire la sicurezza è ovvio che vanno utilizzate, ma una questione di coreografia. Bisognerebbe unire alla inevitabile rappresentazione formale e protocollare, un afflato artistico che oggi manca in quella cerimonia. Ci sono solo militari e politici al centro di quella piazza, ma l’Italia, almeno negli ultimi secoli, non è stata famosa nel mondo per il suo potere militare e nemmeno per la sua politica. E’ celebre per lo stile, l’arte, la creatività. Tutti elementi che nella rappresentazione del 7 gennaio sono completamente assenti.

Un elemento di novità e di rottura del protocollo, quest’anno, è stata, nella città dei bambini e dell’educazione, l’intervento di Roberto Piumini in sala del Tricolore. Possiamo andare oltre. Portiamo un pizzico di fantasia e di creatività anche in quella piazza così marziale davanti al municipio. Anche perché si chiama “festa del Tricolore”, ma a una festa, di solito, ci si diverte e, in quella piazza, non diverte nessuno. Facciamola diventare tale il prossimo anno e vedrete che anche la gente arriverà e smetteremo di contare quanti sono e quante transenne ci abbiamo messo. Buona festa del Tricolore a tutti.