Striscioni, musica e cori: il gay pride invade la città

3 giugno 2017 | 17:26
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In diecimila hanno sfilato per le vie di Reggio per ottenere il matrimonio egualitario e il riconoscimento dei diritti gay. Presenti molti esponenti del Pd, ma quasi nessun renziano

REGGIO EMILIA – Una sfilata colorata, allegra e chiassosa per ottenere il matrimonio egualitario e il riconoscimento dei diritti gay. Il corteo, circa diecimila persone, è partito da viale IV Novembre ed è arrivato in piazza della Vittoria. Il sindaco, Luca Vecchi, è entrato nella sfilata verso le 17,30 quando è passata da piazza Prampolini.

“REmilia pride, sì lo vogliamo”, lo slogan. I diritti, ovviamente. Tantissimi i giovani e le giovani, ma anche qualche coppia attempata. C’erano anche le associazioni di genitori omossessuali che vogliono vedere riconosciuti i diritti per i figli che, attualmente, il testo di legge sulle unioni civili non non tutela completamente.

L'abbraccio fra il presidente dell'Arcigay, Alberto Nicolini e il sindaco Luca Vecchi

L’abbraccio fra il presidente dell’Arcigay, Alberto Nicolini e il sindaco Luca Vecchi (Foto Francesca Spadaccini)

Nel corteo anche molti sindaci della provincia e, fra questi, il segretario del Pd, Andrea Costa, primo cittadino di Luzzara. Il segretario della Cgil, Guido Mora, con la Fiom a fare il servizio d’ordine al corteo. Maria Mussini, senatrice del gruppo mist0, la deputata Pd, Antonella Incerti e il deputato Pd, Paolo Gandolfi. C’erano pure Roberta Mori, consigliere regionale del Pd e Silvia Prodi, consigliere regionale del Mdp. In testa al corteo, insieme al presidente dell’Arcigay, Alberto Nicolini, c’era il consigliere comunale Pd, Dario De Lucia, uno di quelli che ci ha creduto di più e ha maggiormente lavorato alla riuscita di questa manifestazione.

Alla manifestazione erano presenti anche bandiere del PD e di Sinistra Italiana. Da rimarcare, nel Partito Democratico, una quasi totale assenza dei renziani a fronte della presenza di chi fa parte della corrente di Orlando.

Ma c’erano soprattutto loro: il popolo di omossessuali, uomini e donne, che vuole vedere riconosciuti i propri diritti. I carri con la musica e con il bar incorporato per servire da bere. Folclore sì, ma senza esagerare che, dopotutto, qui siamo sempre nella laboriosa Emilia dove si lavora per i diritti e si bada soprattutto alla sostanza.

E poi tanti cartelli e striscioni, anche sarcastici. Si legge su uno retto da una ragazza: “Chi fa l’uomo? Quella che viene prima e lascia l’altra insoddisfatta”. E un altro, rivolto agli ultracattoli che hanno manifestato stamattina: “Invece di ripararmi i peccati, riparatemi dal sole che ho caldo”.

Il presidente nazionale dell’Arcigay, Flavio Romani: “Qui non c’è nulla da riparare”
“Qui non c’e’ nulla da ‘riparare’. Lo vogliamo dire alle persone che questa mattina hanno fatto una manifestazione e pregato anche per i nostri peccati. Li ringraziamo ma non abbiamo nulla da cui essere purificati: le preghiere non fanno mai male, ma era meglio levare le mani al cielo per le guerre o le persone che muoiono in mare”.

Cosi’ il presidente nazionale dell’Arcigay Flavio Romani replica a Reggio Emilia – citta’ della prima unione civile italiana – al comitato cattolico che stamattina ha organizzato una processione contro il “Remilia pride”. Proprio dalla testa del corteo della prima sfilata “mediopadana” dell’orgoglio gay (con partecipanti da Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto), Romani spiega: “Siamo qui per ribadire i nostri diritti e contro le discriminazioni: se due persone si vogliono bene, lo Stato deve riconoscerlo il piu’ possibile”.

Nicolini: “Ora prendiamo il treno ad alta velocità: prossima fermata matrimonio egualitario”
“Siamo la maggioranza di chi crede ai diritti. Quella vista nell’altra piazza e’ una realta’ che dovrebbe pensare ai suoi bambini: se nasceranno lesbiche o gay non potranno esprimerlo”, si toglie un sassolino il presidente dell’Arcigay reggiano Alberto Nicolini.

E aggiunge: “Ero presente a quella manifestazione e credo che sia stato giusto farla perché questo dovrebbe accadere in una democrazia. Noi, per anni, non siamo riusciti ad esistere. Poi, certo, quella è stata una cosa medievale, in latino. Mi sono venute le lacrime agli occhi pensando a loro, ai loro nipoti e figli. Fra l’altro venivano tutti da fuori Reggio, perché la città è un’altra cosa”.

Conclude Nicolini: “Per ottenere le unioni civili abbiamo preso un treno regionale che, ad ogni fermata, perdeva un pezzo. Almeno ora abbiamo le cose basiche e ci stanno rientrando anche in alcune sentenze. Ma ora, se posso usare una metafora visto che siamo a Reggio, possiamo prendere l’alta velocità e andare diritti verso il matrimonio egualitario”.

Il sindaco: “Una bellissima giornata”
Il sindaco Vecchi, che fuori dal municipio è sceso ad abbracciare Nicolini per poi fare con il corteo l’ultimo tratto fino al palco di piazza della Vittoria, ha detto: “Una bellissima giornata con tanta partecipazione, di festa e di solidarietà. Non è un caso che questo capiti a Reggio Emilia, una città molto sensibile dove è stata celebrata la prima unione civile italiana. Più in generale Reggio è una città che ha sempre avuto nei diritti dell’infanzia e delle persone la propria cifra distintiva. Bisogna fare i complimenti ad Arcigay perché ha fatto un grande sforzo”. E sulla contromanifestazione dei cattolici conclude: “Non giudico perché questa è una città molto laica e rispettosa e poi perché questa è una giornata che vuole essere per qualcosa e non contro qualcuno”.