Vecchi: “Legame indissolubile con Reggio dopo 10 anni”

12 febbraio 2024 | 16:56
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Vecchi: “Legame indissolubile con Reggio dopo 10 anni”

Il sindaco: “Il piano degli investimenti, oggi, è 10 volte superiore a quello del 2014. Abbiamo un parco progetti di 500 milioni di euro”

REGGIO EMILIA – “Ho lavorato qui e ho fatto dieci anni da sindaco. Questo mi consegna un legame indissolubile con Reggio. Un sindaco non volterà mai le spalle alla sua città. Io mi sento legato ai reggiani, a questa comunità e al suo destino”.

Dieci anni di profonde trasformazioni, un parco progetti da 500 milioni di euro, il parco innovazione e la città del futuro, la spinta all’economia reggiana che sta dando la presenza della stazione Mediopadana. Abbiamo ripercorso con il sindaco Luca Vecchi, al termine del suo mandato, un lungo, appassionante e faticoso percorso di dieci anni di mandato. In calce all’articolo potete leggere gli altri punti che Reggio Sera ha toccato con lui in una lunga intervista.

Sindaco, quali sono le cose di cui va più orgoglioso in questi dieci anni di mandato?
Abbiamo fatto un investimento forte sul sistema dei servizi alle persone. Abbiamo messo 6 milioni di euro in più sulla non autosufficienza e 4 milioni di euro in più sulla scolarizzazione dei nidi d’infanzia. Non ci siamo nemmeno sottratti alla responsabilità politica di posizionare la città su istanze che riguardano i diritti delle persone. Penso ai diritti civili, ai diritti cittadinanza e ai diritti umani. Dieci anni fa, non avevamo ancora messo a fuoco un progetto come la Forsu ed era un’ipotesi programmatica, ma non ancora attuata, il fatto di portare il porta a porta a tutti i reggiani. Dieci anni dopo abbiamo l’85% di raccolta differenziata. Da pochi giorni abbiamo messo in campo Arca, cioè un modello innovativo di gestione del servizio idrico che è stato frutto della discussione e della elaborazione di questi anni. Dieci anni fa non si discuteva di rigenerazione urbana come se ne discute oggi. Penso a tutto il lavoro fatto a Santa Croce, sul Parco innovazione, ma anche sulla Reggia di Rivalta, sui chiostri di San Pietro. Oppure al fatto di portare l’università nel palazzo dell’ex seminario.

Avete fatto anche dei grossi investimenti
Il piano degli investimenti, oggi, è 10 volte superiore a quello di 10 anni fa. Noi abbiamo un parco progetti di 500 milioni di euro. Abbiamo intercettato oltre 100 milioni di euro di risorse, dando gambe a diverse decine di opere, fra le quali il cantiere della tangenziale nord e della tangenziale di Fognano. Presto partirà anche il secondo stralcio della tangenziale di Rivalta ed è in corso il cantiere della sede della Polizia Municipale in viale IV Novembre. Poi il cantiere della scuola media Aosta, del campo di atletica e della piscina di via Melato.

Nel suo discorso all’evento “Immagina domani” ha detto, relativamente alla sua esperienza da sindaco: “Quando inizi questa esperienza, pensi di cambiare una città, strada facendo ti accorgi che è la città che ha cambiato te”. Come l’ha cambiata questa esperienza rispetto a prima?
Tutto parte dal Comune o dalla testa di un sindaco che, certo, deve prendersi le sue responsabilità, ma c’è anche un’interazione costante con la comunità, con i quartieri, anche con le zone più di prossimità da cui nasce quel protagonismo civico che poi approccia i problemi e costruisce i progetti. Per cui ti viene da dire che sei tu che volevi cambiare la città, ma anche che è la città che ha cambiato te. Io ho sempre vissuto in questa città. Ho lavorato qui e ho fatto dieci anni da sindaco. Questo mi consegna un legame indissolubile con Reggio. Un sindaco non volterà mai le spalle alla sua città. Io mi sento legato ai reggiani, alla comunità e al destino di Reggio.

C’è un progetto di cui lei va orgoglioso. Quello del parco Innovazione alle ex Reggiane. Lì è stata riqualificata un’area importante della città, ma manca ancora un pezzo enorme che è passato recentemente in mano alla società svedese Intrum. Come immagina domani lo sviluppo di quell’area?
Lì si è sviluppata un’idea innovativa, salvando la memoria, cioè l’anima di un luogo. In quell’area ci sono diverse imprese e sta per arrivare l’università, perché, una delle mie ultime inaugurazioni, sarà proprio quella di consegnare il capannone 15b e 15c all’Università di Modena e Reggio Emilia. Lì arriveranno complessivamente 1.600 studenti in un’area di 3.500 metri quadrati. In quell’area c’è una espressione molto avanzata e innovativa del concetto di rigenerazione urbana della città. Cosa accadrà in futuro? Credo che si debba continuare questo lavoro. Mi auguro che non si spenga l’entusiasmo e la passione che hanno accompagnato il lavoro sul parco innovazione, perché quello che è uscito è frutto della partecipazione di tanti attori: dal mondo dell’impresa, a quello del sindacato. Dal mondo dello sport a quello dell’università e dei giovani. Penso che sia un obiettivo che la prossima amministrazione si darà e io non ho dubbi che ci riuscirà.

La stazione Mediopadana è cresciuta moltissimo, negli ultimi dieci anni, come numero di viaggiatori e di treni. Però è mancato un tassello, a nostro modo di vedere, fondamentale. E’ solo un hub di transito, ma non sembra essere uno strumento per potenziare il nostro turismo e la nostra economia. Ci sbagliamo?
E’ indubbiamente una sfida vinta se si pensa a come veniva vissuta dalla città dieci anni fa. C’era chi temeva che sarebbe stata una cattedrale nel deserto. Dieci anni fa iniziavamo con una stazione bella, ma che era una scommessa con qualche centinaio di passeggeri al giorno. Oggi ne abbiamo quasi 5.000, cioè 2 milioni all’anno. C’era qualche centinaio di posti auto e c’era qualcuno che diceva che erano troppi. Abbiamo dovuto farne quattro volte tanto per rincorrerne la crescita. La stazione ha rappresentato un riposizionamento dell’importanza della città nell’area vasta. Anche solo per il fatto che, per i reggiani, oggi andare a Roma o andare a Milano, non è più come una volta. Questo è un grande vantaggio competitivo nella connessione con l’Italia e con l’Europa.

E gli investimenti?
E’ anche un luogo di attrazione di investimenti. Perché, se uno pensa a come era Mancasale 10 anni fa, cosa avevamo? Tantissimi capannoni vuoti. Oggi la zona è quasi satura, perché lì si sono ricollocate diverse delocalizzazioni di aziende, in alcuni casi di carattere provinciale, cioè aziende che, dalla provincia, si sono spostate lì perché la stazione è a un minuto. In alcuni casi si sono trasferite anche aziende di importanza regionale e nazionale. Noi abbiamo attratto investimenti. In questi giorni abbiamo aperto al Parco innovazione, una nuova sede di una partecipata del gruppo Nikon che ha assunto decine di persone. Abbiamo un hub dello sport, allo stadio, da quasi un milione di persone all’anno, che dieci anni fa stava in un fallimento. Abbiamo un hub della musica da centinaia di migliaia di persone all’anno.