Danza

Il mito di Euridice rivive in una donna e in una città moderne

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Il 18 ottobre
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In prima assoluta nel festival Aperto domenica alle 16 e alle 20.30 al Teatro Cavallerizza

Il mito di Euridice rivive in una donna e in una città moderne

REGGIO EMILIA – Eurydice, une expérience du noir – in prima assoluta nel festival Aperto domenica 18 ottobre, alle 16 e alle 20.30 al Teatro Cavallerizza – è un’opera dalla forte componente visiva, che fa rivivere il mito di Euridice, in un lavoro per soprano, pianoforte e live electronics del compositore Dmitri Kourliandski.
Di Euridice si sa che fu morsa da un serpente e che Orfeo s’impegnò a salvarla recuperandola dagli inferi. E si conosce il seguito, cioè che, girandosi verso di lei, Orfeo la perdette definitivamente.

Di Euridice si sa anche che è stata la prima opera della storia che ci sia pervenuta: si tratta dell’Euridice di Jacopo Peri creata nel 1600, dunque di sette anni prima dell’Orfeo di Monteverdi. I compositori si sono serviti di questo mito talmente tante volte nelle loro composizioni che è quasi impossibile tenerne il conto.

Nell’opera, in cui Kourliandski lavora per sottrazione sulla partitura, il pubblico sprofonda nella solitudine di Euridice. Ella è circondata da voci, le cui deformazioni si suppongono provocate dalla distanza che separa la donna dal mondo dei vivi. Il lungo poema di Nastya Rodionova, sul quale è composta la parte vocale divisa in sette arie, è un’intima introspezione, un’immersione entro un ambiente elettronico ossessivo e carico di immagini. Un’esperienza del nero.

C’è differenza tra Euridice e una donna di oggi che vive in una città moderna? O noi siamo dei miti per noi stessi? Chi tra Euridice – la soprano Anne Emmanuelle Davy – e Orfeo – il pilastro del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, Dominique Mercy – è scappato? Chi tra loro è sopravvissuto?

Il regista, Antoine Gindt, che a Reggio Emilia aveva messo in scena Ring Saga, adattamento della grande opera di Wagner L’anello del Nibelungo (2012) e Giordano Bruno di Francesco Filidei (2016) – così spiega: “Immaginiamo lo spettatore/ascoltatore al centro di queste allucinazioni sonore, di fronte a un rituale in cui corpo e voce di Euridice si cercano, ora dissociati ora riuniti, di fronte alla memoria di Orfeo, che abbiamo affidato al danzatore Dominique Mercy”.

Lo spettacolo è in lingua francese.