I civici: “Pletora di istituzioni e società a responsabilità limitata”. L’amministrazione: “Patrimonio città gestito con trasparenza”
REGGIO EMILIA – Botta e risposta tra il Comune di Reggio Emilia e “Lista civica per Reggio Emilia” sul cosiddetto Reggio Approach. Per la lista guidata dal consigliere Giovanni Tarquini, il metodo educativo ideato nel 1994 da Loris Malaguzzi e oggi famoso in tutto il mondo si è infatti trasformato “in una pletora di istituzioni e società a responsabilità limitata, a cui si aggiunge la Fondazione Reggio Children”, tra loro intrecciate e destinatarie di “cospicui contributi pubblici”. Temi su cui Tarquini annuncia un’operazione trasparenza tramite un “percorso di approfondimento che, per noi, è appena iniziato”.
Chiedono Giovanni Tarquini, Carmine Migale e Matteo Marchesini: “Cospicui sono i contributi pubblici per sostenere questo sistema. Ma una gestione dei servizi educativi con queste strutture che ricevono tali contributi pubblici non configura un pregiudizio all’erario? Cospicui sono anche i contributi dei privati incassati tramite la Fondazione Reggio Children. E che rapporti questo sistema intrattiene col privato che elargisce contributi?”.
A stretto giro di posta arriva la replica di piazza Prampolini che sottolinea in premessa come l’Istituzione dei Nidi e delle Scuole dell’Infanzia, la Fondazione Reggio Children e Reggio Children “svolgono funzioni chiaramente differenziate, pensate per essere complementari e non sovrapposte”. Nello specifico l’Istituzione, dove operano oltre 500 educatrici, pedagogiste, cuoche e personale ausiliario a diretto rapporto con i bambini è “il cuore pulsante dei servizi educativi della nostra città”.
La Fondazione Reggio Children, no profit, ha invece come scopo primario “la ricerca, l’innovazione culturale e la creazione di relazioni nazionali e internazionali, con l’obiettivo di promuovere un’educazione di qualità a beneficio delle comunità”. Infine Reggio Children, società “for profit”, “è dedicata alla promozione, formazione ricerca applicata e diffusione del Reggio Emilia Approach, anche attraverso attività di carattere operativo e gestionale”.
Questa distinzione, sottolinea l’amministrazione comunale, “è stata costruita nel tempo per garantire un’organizzazione efficiente e trasparente, capace di sostenere sia la dimensione culturale e scientifica sia la sua applicazione concreta e operativa”. Quanto ai contributi provenienti da soggetti privati tirati in ballo dai civici, “non rappresentano una criticità, bensì un riconoscimento tangibile del valore e dell’impatto del Reggio Emilia Approach a livello nazionale e internazionale”.
Grazie “a questo sistema- ribadisce il Comune- risorse economiche significative sono state attratte e reinvestite sul territorio, con un impatto diretto sul miglioramento dei servizi educativi, sul sostegno alle scuole e sulla crescita culturale e sociale della comunità”. I fondi versati dal Comune alla Fondazione, invece, riguardano una misura che era stata adottata ai tempi del covid come forma di supporto in un tempo nel quale ogni progetto nazionale e internazionale era sospeso a causa della pandemia. Ma “da due anni queste risorse “non sono più state richieste ed erogate.
La Fondazione è in equilibrio di bilancio, come previsto per un ente non-profit”. Insomma “il Reggio Emilia Approach è patrimonio collettivo della città e continua a essere gestito con rigore, trasparenza e responsabilità, nella consapevolezza che l’educazione sia un bene comune che richiede cura e visione”. Tra l’altro, fanno notare dal Comune di Reggio, “nella seduta consigliare del 23 dicembre scorso si è discusso il riordino delle partecipate e in quella sede non sono state poste questioni sulla co-presenza di Fondazione Reggio Children e di Reggio Children Srl”.

