Mafie, De Miro: cambiare nome a viale città di Cutro a Reggio Emilia
L’ex prefetto figura chiave nella lotta alle cosche: evoca ‘ndrangheta che pretendeva di comandare
REGGIO EMILIA – Cambiare il nome del viale intitolato alla “città di Cutro”, sostituendolo con quello di città “libera da tutte le mafie”. A chiederlo al Comune di Reggio Emilia è Antonella De Miro, ex prefetto dal 2009 al 2014, e figura chiave nella lotta alle cosche di ‘ndrangheta infiltrate nell’economia locale.
Proprio De Miro (in pensione dal 2020) ha infatti avviato la stagione delle interdittive antimafia nei confronti delle aziende riconducibili ai clan, colpendoli così direttamente nei loro interessi economici. Come emerso nel maxi processo “Aemilia”, il sodalizio emiliano legato alla famiglia Grande Aracri di Cutro decise perciò di contrastare i provvedimenti prefettizi, orchestrando nella famosa cena al ristorante “Antichi Sapori” una strategia mediatica per screditare De Miro.
L’ex “prefetto di ferro” reggiano è tornata lo scorso 1 luglio in Emilia per ricevere la cittadinanza onoraria a Rubiera e, nel suo intervento ha detto: “Mi turba vedere, arrivando a Reggio Emilia, la grande arteria di collegamento con il centro città intitolata tutt’oggi alla città di Cutro, nonostante il riferimento a Cutro evochi ai più la ‘ndrangheta reggiana che pretendeva di comandare la città”. E questo, ha continuato De Miro “nonostante l’offesa e l’oltraggio subito da questo territorio dalle volgari parole nei confronti dei reggiani proferite da un tale che, si registrava mentre era alla guida della sua autovettura”.
Il riferimento è ad Alfonso Mendicino, oggi 49enne, già condannato a oltre sei anni nel processo Aemilia e poi per una serie di altri reati tra cui le minacce ad un giornalista della “Gazzetta di Reggio”. Ma Reggio Emilia “è conosciuta in Italia e nel mondo per il grande contributo dato alla liberazione dal nazifascismo e alla costruzione della Repubblica democratica. E’ la terra dei sette fratelli Cervi che sono stati uccisi perché lottavano per la libertà”. E allora, ha concluso De Miro, “sarebbe bello, la prossima volta che arriverò a Reggio Emilia, essere accolta dal viale intitolato a ‘Reggio Emilia città libera da tutte le mafie'”.
Viale città di Cutro è la strada di un chilometro posta fra la tangenziale Nord, la strada statale che porta da una parte al centro storico e dall’altra ai Comuni della Bassa pianura verso il Po (via dei Gonzaga), il casello dell’autostrada del Sole e il viale dei ponti di Calatrava, fu inaugurato il 18 luglio del 2009. Era il simbolo del legame tra Reggio e Cutro nato agli inizi degli anni ’60 con l’immigrazione nel capoluogo emiliano di giovani calabresi in cerca di fortuna e lavoro. La comunità di origine cutrese a Reggio conta oggi circa 5.000 persone, tra gli emigrati e i loro figli e nipoti. Al taglio del nastro della via erano presenti l’allora sindaco di Reggio Graziano Delrio e il suo omologo di Cutro, Salvatore Migale, oltre agli allora consiglieri comunali reggiani Antonio Olivo e Salvatore Scarpino nativi di Cutro.
A settembre del 2021, ma in tutt’altro contesto, era stato Cristian Panarari, consigliere comunale del gruppo Misto a chiedere di cambiare nome al viale ricordando in aula la “lezione” del processo Aemilia. La consigliera Palmina Perri, eletta in quota Pd e calabrese di nascita, aveva preteso scuse immediate. (Fonte Agenzia Dire)