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Italia e mondo

Khamenei esulta: “Uno schiaffo in faccia agli Stati Uniti”

26 giugno 2025 | 18:42
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Khamenei esulta: “Uno schiaffo in faccia agli Stati Uniti”

ROMA – Il tanto atteso messaggio dell’ayatollah Ali Khamenei è arrivato. Nella lettura del cessate il fuoco che tutti si aspettavano: la Guida suprema iraniana dichiara l’Iran vincitore. Ed esulta: “Ritengo necessario porgere alcune congratulazioni alla grande nazione dell’Iran. Innanzitutto congratulazioni per la vittoria sul falso regime sionista, che è quasi crollato ed è stato schiacciato sotto i colpi della Repubblica Islamica”. Sempre che davvero il video trasmesso dalla tv iraniana sia davvero stato girato dopo la tregua…

“Le seconde congratulazioni sono legate alla vittoria del nostro amato Iran sul regime americano. Il regime americano è entrato direttamente in guerra perché riteneva che, se non fosse entrato, il regime sionista sarebbe stato completamente distrutto. Ma non ha ottenuto nulla da questa guerra. Anche in questo caso, la Repubblica Islamica ha vinto e ha dato all’America un duro schiaffo in faccia”.

“Terzo saluto, congratulazioni per la straordinaria unità della nazione iraniana: una nazione di circa 90 milioni di persone, unita, con una sola voce, spalla a spalla, ha sostenuto le forze armate”.

MA QUANDO E’ STATO GIRATO IL VIDEO?

In realtà il videomessaggio resta un piccolo mistero. In Iran s’era diffuso un certo allarme per l’assenza di ogni commento di Khamenei sulla tregua. Non si faceva vedere e sentire pubblicamente da una settimana. Sebbene avesse rilasciato due dichiarazioni durante la “guerra dei 12 giorni”, non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche né registrato messaggi dopo l’attacco americano e la reazione simbolica contro una base militare statunitense in Qatar, tantomeno dopo che Iran e Israele hanno concordato un cessate il fuoco.

Questo vuoto aveva iniziato a sollevare dubbi anche nell’opinione pubblica iraniana sulla sua salute. I funzionari iraniani avevano messo le mani avanti: Khamenei è rifugiato in un bunker e si stava astenendo da qualsiasi comunicazione elettronica per evitare di essere localizzato.

Da questo nuovo video, però, non si evince chiaramente quando sia stata effettuata la registrazione. Khamenei – sottolinea il New York Times – ha parlato seduto davanti a una tenda beige, con una bandiera iraniana alla sua sinistra e una fotografia del primo leader della Repubblica Islamica, l’ayatollah Ruhollah Khomenei, appesa sopra di lui: una location identica a quella dell’ultimo videomessaggio. In più nel messaggio non parla mai dell’entità dei danni causati dagli attacchi statunitensi e israeliani né del destino del programma nucleare iraniano. Anzi, il commento sembra essere stato rilasciato dopo l’attacco degli Stati Uniti all’Iran, con l’accenno a Washington costretta a intervenire per salvare Israele.

INTANTO IN IRAN E’ COMINCIATO IL REPULISTI

Mentre i riflettori internazionali restano puntati sulla guerra sospesa con Israele, il nuovo fronte iraniano è dentro casa: arresti di massa, esecuzioni e dispiegamenti militari, soprattutto nelle regioni più instabili a cominciare dal Kurdistan.

Dal 13 giugno, giorno d’inizio dei raid aerei israeliani, il regime ha rafforzato la presenza delle forze di sicurezza nelle strade. Più uomini ai checkpoint, più uniformi in vista e meno margini di dissenso. Secondo diversi funzionari e attivisti, è in corso una vera e propria “stretta preventiva” per stroncare sul nascere ogni possibilità di rivolta interna, soprattutto nelle aree storicamente ribelli, come il nord-ovest curdo e le province a maggioranza baluci.

Le autorità iraniane, riferiscono fonti interne alla Reuters, temono infiltrazioni israeliane, l’attivismo dei separatisti etnici e le manovre del Mujahideen del Popolo, l’organizzazione in esilio considerata nemica giurata del regime. La repressione è già quantificabile: 705 arresti documentati per motivi politici o legati alla sicurezza, denuncia l’HRNA, agenzia indipendente per i diritti umani.

Alle frontiere con Pakistan, Iraq e Azerbaigian sono state inviate truppe con l’obiettivo dichiarato di “fermare i terroristi”. Secondo i partiti curdi in esilio, come il KDPI e il PJAK, le forze iraniane hanno militarizzato le scuole, evacuato aree industriali e rastrellato villaggi, conducendo perquisizioni casa per casa. Solo nelle province curde sarebbero già oltre 500 i membri dell’opposizione arrestati (Fonte Dire).