“Democrazia capovolta: il paradosso del potere lontano dal popolo”
Del Bue: “Dalla nomina dei parlamentari alle giunte comunali non elette, un sistema che svuota la rappresentanza e allontana i cittadini dal potere”
REGGIO EMILIA – La democrazia in Italia é capovolta. I parlamentari non sono eletti dal popolo, ma nominati dai vertici dei partiti. Con questa legge voti uno e prendi due come al supermercato, perché un voto sul proporzionale ne vale uno anche sul maggioritario. I sindaci nominano gli assessori che non possono essere consiglieri. Ma i consiglieri sono eletti, pur non potendo diventare assessori. Si devono dimettere. Cioè il Consiglio, unico organo eletto assieme al sindaco, ha assai meno potere della giunta che è nominata.
Anzi dal Consiglio non passa quasi più niente e si riduce ad approvare mozioni e a fare interpellanze. Quanto alle nomine nei consigli di amministrazione degli enti di secondo grado, ci pensa il sindaco senza bisogno di approvazione della giunta e, men che meno, del consiglio. Le decisioni più importanti le assumono i dirigenti che pongono solo problemi di legittimità e di responsabilità. Meglio far poco, perché si sentono più protetti e loro non devono presentarsi alle elezioni. Questo vale anche per i governatori e per le Regioni.
Cioè il potere è elevato quanto più marcata è la distanza dal popolo: prima i dirigenti, poi gli assessori e infine i consiglieri. Le province sono state abolite, anzi no. Sono solo stati aboliti i consigli provinciali, unico organo elettivo. E le preferenze? Sono dannose per le elezioni politiche e utili per quelle europee, regionali e comunali.
Ma si può ragionevolmente sostenere che questa sia una democrazia razionale? O anche solo una autentica democrazia? Meglio capovolgerla, forse.
Mauro Del Bue, giornalista ed ex deputato