Casalgrande, perseguita i vicini e li minaccia con un coltello

Revocata la misura alternativa dell’affidamento ai servizi sociali e disposto il carcere per un 46enne che aveva creato un clima di terrore nel quartiere
CASALGRANDE (Reggio Emilia) – Avrebbe dovuto scontare la propria pena in misura alternativa, affidato in prova ai servizi sociali, ma il suo comportamento violento e persecutorio lo ha portato alla revoca del beneficio e al trasferimento in carcere. Protagonista della vicenda un 46enne di Sassuolo, domiciliato a Casalgrande, già condannato per tentata rapina, simulazione di reato e rifiuto di sottoporsi all’alcol test.
La misura alternativa dell’affidamento in prova gli era stata concessa dal Tribunale di Sorveglianza di Caltanissetta nel settembre 2024, con fine pena previsto per giugno 2026. L’uomo era sottoposto a precise prescrizioni, tra cui l’obbligo di dimora notturno e il divieto di allontanarsi dal Comune.
Ma lo scorso 24 aprile 2025, una violenta lite condominiale ha cambiato tutto. I carabinieri di Casalgrande sono intervenuti in un’abitazione dopo la segnalazione di un acceso alterco. Al loro arrivo, il 46enne si presentava in evidente stato di agitazione e con una ferita al sopracciglio sinistro, dichiarando di essere stato colpito dal vicino con una testata.
Le testimonianze raccolte sul posto hanno però dipinto una realtà ben diversa: secondo quanto riferito dalla controparte e da altri presenti, l’uomo da tempo molestava e minacciava i vicini, presentandosi alla porta di casa per futili motivi, inveendo con insulti e atteggiamenti aggressivi. In occasione dell’ultimo episodio, si sarebbe addirittura spogliato durante la lite, minacciando il vicino con frasi intimidatorie come “Ti metto sotto terra, non sai con chi hai a che fare”, prima di colpire una grata con la testa.
Successivamente, si sarebbe allontanato per poi tornare affermando di avere una pistola, tenendo la mano destra nascosta dietro la schiena. Ai militari ha poi riferito di essere rientrato per prendere un coltello “a scopo difensivo”, anche se la perquisizione domiciliare non ha portato al rinvenimento di armi.
L’indagine dei carabinieri ha comunque raccolto elementi sufficienti per una denuncia alla Procura della Repubblica di Reggio Emilia per il reato di atti persecutori.
Alla luce della gravità dei fatti, l’ufficio di sorveglianza di Reggio Emilia ha ritenuto venute meno le condizioni per la prosecuzione dell’affidamento, revocando la misura e ordinando l’immediato trasferimento in carcere. Il provvedimento è stato eseguito ieri mattina.