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“Ti sgozzo come un capretto”: marito denunciato

24 marzo 2025 | 10:43
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“Ti sgozzo come un capretto”: marito denunciato

Quarant’anni di maltrattamenti alla moglie anche in presenza dei figli minori: divieto avvicinamento per un 62enne

REGGIO EMILIA – Quarant’anni di abusi, minacce, umiliazioni e terrore. Un incubo che sembrava non avere fine, fino a quando una donna sessantenne reggiana ha trovato il coraggio di denunciare il marito, un uomo di 62 anni che, per decenni, ha esercitato su di lei un controllo fatto di violenze fisiche, psicologiche e materiali.

La sua testimonianza ai carabinieri della stazione di Corso Cairoli ha fatto emergere una realtà drammatica: insulti continui, minacce di morte, aggressioni fisiche e un progressivo deterioramento della situazione economica familiare, a causa delle dipendenze dell’uomo da alcol, droghe e gioco d’azzardo. Un’escalation di maltrattamenti che non ha risparmiato nemmeno la figlia, costretta a subire punizioni violente per motivi futili, come aver scolato male la pasta.

Le indagini condotte dai carabinieri, coordinate dalla Procura, hanno confermato la gravità della situazione. A fronte delle evidenze raccolte, il Gip del Tribunale di Reggio Emilia ha emesso un provvedimento cautelare nei confronti del 62enne, imponendogli di mantenere una distanza minima di 1.000 metri dalla moglie, dai figli e dai luoghi da loro frequentati, non avere alcun tipo di contatto con le vittime ed essere sottoposto a monitoraggio con braccialetto elettronico per garantire il rispetto delle misure restrittive.

Il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri. Dal 1984, la donna ha subito quotidiani atti di vessazione. Il marito non si limitava alle parole: oltre a insulti e minacce di morte – “Ti ammazzo”, “Ti sgozzo come un capretto”, “Ti faccio finire sotto terra” – le violenze fisiche erano all’ordine del giorno. Schiaffi, calci, strattonamenti e oggetti lanciati contro di lei, come il mazzo di chiavi che in un’occasione le ha procurato una grave ecchimosi.

Ma la brutalità dell’uomo non si fermava alla moglie. Anche la figlia era vittima delle sue esplosioni di rabbia, costretta a subire insulti e punizioni sproporzionate. In casa, il clima era di terrore costante, con la paura di una nuova aggressione, di una nuova umiliazione, sotto gli occhi attoniti dei figli minori.

A tutto questo si aggiungeva un altro elemento devastante: la rovina economica della famiglia. Le dipendenze dell’uomo lo hanno portato a sperperare il patrimonio familiare, privando la moglie e i figli di una stabilità economica e costringendoli a vivere in condizioni sempre più difficili.