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Saman, il fratello: zio e cugini scavarono la buca

13 marzo 2025 | 11:43
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Saman, il fratello: zio e cugini scavarono la buca

È ripresa, davanti alla Corte d’Assise d’appello di Bologna, la testimonianza: “Tutti mi dicevano di tacere, avevo paura. Ho deciso di parlare per la giustizia”

REGGIO EMILIA – È ripresa, davanti alla Corte d’Assise d’appello di Bologna, la testimonianza del fratello di Saman Abbas, la 18enne pachistana uccisa a Novellara, nel reggiano, tra il 30 aprile e l’1 maggio 2021. In aula sono presenti, come nelle scorse udienze, i cinque imputati: i genitori della ragazza, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, condannati in primo grado all’ergastolo, lo zio Danish Hasnain, che in primo grado è stato condannato a 14 anni, e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, assolti in primo grado.

Nella prima ora d’udienza è stato pressoché impossibile capire sia le domande della sostituta pg Silvia Marzocchi e del presidente della Corte Domenico Stigliano, sia le risposte del testimone, a causa della scarsissima amplificazione. Ora il problema sembra essere stato risolto, almeno in parte. Tra i pochi passaggi della deposizione che è stato possibile sentire finora, c’è quello in cui il testimone ha detto di aver saputo dai giornali che Saman era stata seppellita in una buca, a suo dire scavata dallo zio e dai cugini. Il fratello ha poi dichiarato di aver chiesto più volte allo zio e ai cugini dove fosse Saman, sentendosi rispondere, in un’occasione: “Non possiamo dirti dov’è, ma è in paradiso, sta bene”.

“Prima ero traumatizzato e non avevo la forza di parlare: avevo paura, tutti – i miei genitori e i parenti come mio zio – mi dicevano di non parlare”. Poi, però, “pian piano ho iniziato a dire tutte le cose, ho deciso di parlare per la giustizia”. La ragazza fu uccisa tra il 30 aprile e l’1 maggio 2021 a Novellara, nel reggiano, e per il suo omicidio sono a processo i genitori, condannati all’ergastolo in primo grado, lo zio, che in primo grado è stato condannato a 14 anni, e due cugini, assolti in primo grado.

Aggiunge il giovane rispondendo alle domande dell’avvocato Simone Servillo difensore di sua madre Nazia Shaheen: “A casa le decisioni importanti le prendeva mio padre: si confrontava con gli altri uomini della famiglia”, mentre “mia madre non poteva parlare”.

Proseguendo nella sua deposizione, il giovane ha detto che né lui, né la sorella sono mai stati picchiati dalla madre, affermando che entrambi avevano un buon rapporto con lei. Alla domanda se Saman sia mai stata picchiata da qualcuno, il teste ha risposto “no”, mentre ha detto “non ricordo” quando Servillo gli ha domandato se la madre fosse stata percossa.

In precedenza, il teste aveva ribadito al difensore della madre di aver visto lo zio, la sera dell’omicidio, prendere alle spalle Saman, e di non ricordarsi se in quel momento la madre poteva vedere la scena. In quel momento la donna è scoppiata a piangere e si è portata le mani al volto (Fonte Dire).