
Il segretario Sesena: “Squarciamo il velo sulle reali condizioni del lavoro in Italia”
REGGIO EMILIA – A Reggio Emilia nasce il comitato provinciale per il “sì” ai quattro referendum sul lavoro proposti dalla Cgil, per cui si vota l’8 e il 9 giugno. A comporlo sono le diverse realtà che, la scorsa primavera, hanno raccolto circa 26.000 firme sul territorio per l’ammissione dei quesiti e cioè il sindacato promotore e: Pd, Giovani Democratici, Avs, Possibile, Rifondazione Comunista, Anpi, Auser, Arci, Libera, Associazione reggiana per la Costituzione, Reggio Diritti Libertà, Federconsumatori, Sunia e Rec.
“Il nostro obiettivo è raggiungere il quorum e far sì che i referendum abrogativi modifichino delle leggi che riteniamo sbagliate perché rendono precario, insicuro, instabile e senza prospettive il lavoro nel nostro Paese”, spiega il segretario della Cgil reggiana Cristian Sesena. “Siamo già pancia a terra per portare le persone alle urne”, aggiunge. In particolare, i quattro referendum della Cgil, che si sommano a quello sulla legge sulla cittadinanza (“Che noi sosteniamo perché è un tema strettamente collegato”, dice sempre Sesena), riguardano innanzitutto il ripristino dell’articolo 18, abolito dal Jobs act, che permette il reintegro del lavoratore nelle aziende con oltre 15 dipendenti, se licenziato ingiustamente come riconosciuto da un giudice.
La seconda proposta, rivolta ai lavoratori delle piccole aziende con meno di 15 addetti, prevede invece che in caso di licenziamento illegittimo, si superi il tetto di sei mensilità di stipendio, ad oggi previsto come tetto massimo del risarcimento. Il terzo referendum punta a scardinare la reiterazione selvaggia dei contratti a termine, introducendo l’obbligo per le aziende di enunciare la cosiddetta “causale” (il motivo dell’assunzione a tempo determinato, ndr) sin dal primo contratto e non dopo un anno. Infine la Cgil chiede di riconoscere la responsabilità del committente nel caso di infortuni a lavoratori in appalto o sub appalto, come “incentivo” alla sicurezza.
Insomma, riprende Sesena, “con i nostri quesiti vogliamo squarciare il velo sulle reali condizioni dei lavoratori, su cui c’è una narrazione tossica, sbagliata e ideologicamente orientata dal Governo, ma smentita dai dati su occupazione e salari”. Quello del lavoro, ricorda Rina Zardetto dell’Associazione reggiana per la Costituzione “è l’unico diritto esplicitamente enunciato nei principidella Carta. Per cui la politica deve essere condizionata al lavoro e non il lavoro alla politica”.
Aggiunge il segretario della Cgil: “Il tema dei contratti a tempo determinato emerge chiaramente anche sul nostro territorio, dove solo un terzo delle prime assunzioni vengono fatte a tempo indeterminato”. Inoltre, fa presente Sesena, “dei contratti a termine solo il 36% diventa stabile nel biennio successivo”. Quindi” il sistema di abuso che vogliamo abrogare con il referendum lo vediamo e tocchiamo con mano anche nella nostra realtà locale”.
Laura Arduini, consigliera regionale Pd e segretaria provinciale dei Giovani democratici, assicura: “Lavoreremo sicuramente sulla partecipazione per ridurre l’astensionismo”. Infine, per Massimo Gazza, segretario del Pd, i referendum sono un modo “per partecipare ad un’azione che posiziona chiaramente un’idea di politica prossima al mondo del lavoro. Siamo convinti di aderire al comitato e aiuteremo a raggiungere l’obiettivo del 50,1% a Reggio Emilia, mettendo in campo tutte le nostre energie e la nostra organizzazione”.
Oltre al comitato provinciale, sono previsti circa 50 comitati territoriali e moltissimi aziendali nelle fabbriche. Inoltre sono già in cantiere diverse iniziative di sensibilizzazione (banchetti ed eventi culturali), a cominciare da quella del prossimo 12 aprile in piazza della Vittoria, con un concerto offerto dalla Cgil ai cittadini.