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Mafie, don Ciotti: “Non dobbiamo restare neutrali”

27 febbraio 2025 | 15:34
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Mafie, don Ciotti: “Non dobbiamo restare neutrali”

Il sacerdote oggi a Reggio: “Sparano, meno, ma sono forti: hanno nuove alleanze e nuovi affari, sono transnazionali e tecnologiche”

REGGIO EMILIA – “Prendere coscienza della violenza criminale in tutte le sue manifestazioni oggi è più che mai necessario in un Paese come l’Italia, dove negli ultimi anni si è passati dalla percezione del crimine organizzato mafioso al crimine ‘normalizzato’, che comincia a diventare una delle tante cose. Invece la droga, l’usura, il gioco d’azzardo, le eco e agromafie e tutto quello che alimenta le organizzazioni criminali sono un problema serio e attento”.

A dirlo don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, presente oggi ad un incontro organizzato dalla Questura di Reggio Emilia, nell’ambito del progetto di avvicinamento della cittadinanza “Conoscersi per comprendersi” (sostenuto da Fondazione Manodori e Rotary club). Nella città emiliana, di recente ribatezzata la “capitale italiana delle false fatture” e in cui 10 anni fa si è celebrato il maxi processo contro la ‘ndrangheta Aemilia, Don Ciotti ribadisce: “Non basta vivere con le informazioni di seconda mano, per sentito dire: bisogna dare gli strumenti di conoscenza, che fa scattare la consapevolezza, la quale chiede a sua volta di fare delle scelte e di assumerci come cittadini la nostra parte di responsabilità”.

Il problema, chiosa il sacerdote, sono “i neutrali, i rassegnanti e i mormoranti che sono professionisti della lamentela ma non si schierano”.

Continua don Ciotti: “Le mafie sparano meno, ma le ultime parole del procuratore nazionale antimafia definiscono i rapporti tra mafia, politica e corruzione come ‘diffusi, disincatati e pragmatici’. Insomma le mafie sono oggi forti, hanno nuove alleanze e nuovi affari, sono transnazionali e tecnologiche. E soprattutto i loro capi sono diventati degli imprenditori e dei manager”.

Quindi “c’è una lettura completamente nuova che deve essere fatta e anche i vari ambiti in cui le mafie investono, perché l’economia legale e quella criminale vanno a braccetto”. In questo senso, “è obsoleto parlare di infiltrazioni, perché, grazie alla loro capacità adattiva e di strategia, le mafie si radicano stabilmente”. Ma anche al loro interno c’è chi si ribella.

“E’ in atto una rivoluzione delle donne che, pur appartenendo a famiglie mafiose, non hanno commesso crimini e vogliono condurre una vita normale. Due di loro sono state ascoltate ieri in commissione parlamentare Antimafia, che sta studiando una legge per questo aspetto”, spiega don Ciotti. Per “la peste mafiosa e corruttiva serve infatti una risposta collettiva”, chiude il fondatore di Libera (Fonte Dire).