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Senza fissa dimora, De Lucia: “Ma lo Stato e le istituzioni dove sono?”

18 gennaio 2025 | 12:57
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Senza fissa dimora, De Lucia: “Ma lo Stato e le istituzioni dove sono?”
La presidente de La Nuova Luce, Maria Diletto, con i bambini della famiglia straniera a cui ha trovato un tetto

Il consigliere comunale plaude al lavoro di Maria Diletto de La Nuova Luce, ma dice: “Non possono fare tutto i volontari”

REGGIO EMILIANelle ultime settimane, La Nuova Luce si è presa in carico di una famiglia di origine straniera con tre bimbi piccoli, di 2, 5 e 7 anni, ospitati in camere d’albergo e appartamenti con formule B&B pur di garantire loro un tetto. Un costo interamente sostenuto dall’associazione e diventato insostenibile.

Si è aperta un’opportunità di accoglienza a lungo termine ma in Meridione a 800 chilometri di distanza da Reggio Emilia. Sarà il quarto trasferimento filato e il bimbo più grande, iscritto a scuola a Reggio, vivrà questo ulteriore sradicamento.

Detto che ogni volta che parliamo della Nuova Luce dobbiamo ringraziare Maria Diletto e tutti i volontari per il loro straordinario impegno, questa storia porta a alcune riflessioni. La famiglia affronterà il quarto trasloco in due mesi, in pratica, e i tre bimbi minorenni non possono non patire la situazione. Il bimbo che poi andava a scuola a Reggio Emilia dovrà perdere anche i pochi riferimenti acquisiti.

E mi viene da chiedere come sia possibile che l’assistenza alle persone senza fissa dimora sia praticamente tutta in mano ai volontari. Come è possibile che le istituzioni non si siano adoperate per trovare una soluzione duratura e concreta? Per funzionare al meglio, i percorsi di integrazione devono muoversi dentro all’ambito pubblico, per velocizzare tanti aspetti burocratici e pratici. Non possiamo pensare che le associazioni, generosissime, debbano farsi carico anche di questo fardello.

Per questo dobbiamo ripensare i percorsi di accoglienza pubblici, partendo dal primo tema cruciale, quello della casa. Il volontariato non può dover pensare anche alle abitazioni, tocca al pubblico e il Comune di Reggio Emilia avrebbe una bella base, i 400 appartamenti di sua proprietà affidati a Acer e ora sfitti. Sono abitazioni da sistemare e rendere disponibili. Cosa si aspetta?

Il secondo tema è il lavoro: una famiglia per iniziare a reggersi in piedi da sola ha bisogno di lavoro. Non c’è proprio modo di uscire dalla logica degli stage a 600 euro proposti dalle cooperative? Il Comune potrebbe favorire l’accesso al lavoro, impegnandosi come punto di congiunzione per a ricezione di domande di lavoro dalle aziende e intensificando i percorsi di lingua italiana per stranieri, così da togliere questo scoglio pesantissimo.

Dario De Lucia, consigliere comunale di Coalizione civica