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Sanità, rinnovo contratto: Cgil e Cisl ai ferri corti

17 gennaio 2025 | 15:24
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Sanità, rinnovo contratto: Cgil e Cisl ai ferri corti

Il sindacato di via Roma: “Gli incrementi salariali proposti – circa il 6% – sono inadeguati di fronte a un’inflazione che si avvicina al 16%”. Ferrara: “Esultare per aver tolto soldi a chi lavora è assurdo”

REGGIO EMILIA – Il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale della sanità pubblica (CCNL) accende uno scontro infuocato tra Cgil e Cisl. Al centro del dibattito ci sono i diritti di circa 5.500 lavoratori del comparto sanitario a Reggio Emilia e migliaia in tutta Italia, con accuse reciproche tra i due sindacati sulla gestione della trattativa.

Le critiche della Cgil: “Un contratto che non tutela i lavoratori”

La CGIL, insieme a UIL e Nursing Up, ha deciso di non firmare il contratto, ritenendolo insufficiente per affrontare l’aumento del costo della vita. “Gli incrementi salariali proposti – circa il 6% – sono inadeguati di fronte a un’inflazione che si avvicina al 16%. Accettare questo contratto avrebbe significato autorizzare una decrescita programmata dei salari,” dichiara la FP CGIL.

Il sindacato punta il dito anche contro le risorse stanziate per i fondi contrattuali, definite “nettamente inferiori rispetto al passato”. Per i lavoratori reggiani, si parla di 700mila euro complessivi, una cifra insufficiente per coprire straordinari, indennità e progressioni economiche.

Secondo la CGIL, gli arretrati promessi – circa 600 euro lordi per tre anni – rappresentano un’ulteriore delusione, mentre alcune voci di aumento, come il riconoscimento per l’elevata qualificazione, restano bloccate in attesa di decreti attuativi mai emanati dal Governo.

La replica della CISL: “Un’occasione persa per i lavoratori”

La CISL FP, guidata a Reggio Emilia da Gennaro Ferrara, non risparmia critiche alla decisione della CGIL di far saltare la firma. “Esultare per aver tolto soldi a chi lavora è assurdo. Questo contratto avrebbe portato aumenti concreti: 172 euro medi lordi al mese, che per alcune categorie, come chi opera nei Pronto Soccorso, sarebbero arrivati a 510 euro con le nuove indennità professionali,” afferma Ferrara.

Ferrara accusa i sindacati contrari di aver bloccato non solo il rinnovo 2022-2024, ma anche quello per il triennio 2025-2027, vanificando una trattativa durata nove mesi. “Il danno è enorme e i lavoratori lo hanno capito. Riceviamo ogni giorno segnalazioni, anche da iscritti a CGIL e UIL, infuriati per questa scelta.”

Accuse reciproche: tra politica e tutela dei diritti

Lo scontro si fa particolarmente acceso sulle motivazioni alla base del rifiuto del contratto. La CISL accusa la CGIL di anteporre “logiche politiche” agli interessi dei lavoratori. “Chi ha fatto saltare l’accordo ha messo la campagna elettorale davanti ai bisogni reali. Parliamo di infermieri, OSS, tecnici di laboratorio e amministrativi, persone che meritano aumenti in busta paga, non slogan vuoti,” tuona Ferrara.

La CGIL risponde a tono: “Se difendere salari dignitosi significa fare politica, siamo fieri di farla. Non accetteremo mai soluzioni al ribasso da un Governo che, anche nell’ultima Legge di Bilancio, ha dimostrato di non voler investire nella sanità pubblica”.

Le questioni irrisolte: tutele, arretrati e settimana corta

Tra i nodi critici spiccano le tutele per i sanitari vittime di aggressioni. La CISL aveva proposto di garantire assistenza legale gratuita e supporto psicologico, ma ora queste misure rischiano di restare bloccate. “È una grande vergogna,” sostiene Ferrara.

Anche la settimana corta è oggetto di disputa. La CGIL definisce la proposta della CISL una semplice redistribuzione delle ore su quattro giorni, con turni di 9 ore, senza una reale riduzione dell’orario di lavoro. La CISL, invece, insiste sull’opportunità di sperimentare modelli innovativi che migliorino l’organizzazione del lavoro.

Le RSU di aprile: il futuro della sanità in bilico

Con le elezioni delle RSU previste ad aprile, il confronto tra i sindacati si sposterà nelle urne, dove si deciderà il peso delle rispettive posizioni. La CGIL punta a ottenere un mandato forte per tornare al tavolo delle trattative e chiedere risorse aggiuntive. La CISL, invece, si appella ai lavoratori per sottolineare il danno provocato dal mancato accordo.