Reggio Emilia, 80 imprese interdette per legami con la ‘ndrangheta

In un servizio sul Tg1 è stata ricostruita la rete delle infiltrazioni mafiose e il caso di Antonio Gualtieri e del consorzio Edilgest
REGGIO EMILIA – “Troviamo soprattutto aziende edili in cui sono tutti parenti e che, anche nei rapporti contrattuali, intrattengono contatti con altre imprese gestite dalla criminalità organizzata”. Tutte le aziende sulla posta in gioco Pnrr “passano sotto la lente dell’antimafia e la maggioranza delle aziende colpite è calabrese e solo qualcuna emiliana”.
A parlare, intervistata da Maria Grazia Mazzola per Tv7 speciale del Tg1, è Maria Rita Cocciufa, Prefetta di Reggio Emilia dove la posta in gioco del Pnrr, come ricorda nel servizio la giornalista, è di 1 miliardo e 400 milioni con 2075 progetti. Dividere le aziende in blacklist e whitelist, sane oppure no, è un’opera di prevenzione a garanzia dei soldi pubblici e dei relativi appalti. Eppure ancora quest’anno “le imprese a Reggio Emilia raggiunte da interdittiva sono state 80”, ricorda la Prefetta, mentre negli anni precedenti sono state 144, dato superiore a città del Sud.
Per spiegare il fenomeno Gaetano Paci, procuratore della Repubblica di Reggio Emilia, ricorda le parole del Procuratore Nazionale Antimafia Gianni Melillo: ‘La ndrangheta nel nord e in Emilia è una componente strutturale del sistema economico’. “Il protagonismo mafioso in quest’area e regione non è mai venuto meno e continua a condizionare la regione”, ribadisce Paci.
Così il numero 2 del clan di Cutro Antonio Gualtieri, imprenditore edile, dopo aver finito di scontare 12 anni il 7 novembre, il 27 è finito di nuovo arrestato. Gli imprenditori calabresi (ci sono 6mila cutresi in Emilia Romagna) hanno costituito un’associazione, CLM contro le mafie. Fanno beneficenza alle famiglie bisognose, spiegano a Mazzola, e se hanno qualche precedente penale alle spalle rispondono: ‘Si può sbagliare’. Il presidente Luigi Raso Catrambona racconta di “avere condanne in passato, errori…ma niente ‘ndrangheta o mafia”.

La Prefetta sulla protesta degli imprenditori cutresi risponde dicendo che non c’è alcun pregiudizio, ma “dobbiamo tener conto della realtà: la maggior parte delle aziende (raggiunte dalle interdittive) sono di titolari calabresi facenti parte di famiglie di ‘ndrangheta”. Pietra miliare della condanna a questa filiera criminale è stato il maxi processo Aemilia contro la ‘ndrangheta del clan Grande Aracri di Cutro: 87 imputati e centinaia di anni di carcere con sentenza definitiva.
Mazzola nel servizio mostra il villone dell’imprenditore Gualtieri, il numero 2 della ‘ndrangheta reggiana dove l’uomo ha trascorso anni di domiciliari per ragioni di salute e che il 27 novembre scorso è stato di nuovo arrestato dopo aver appena scontato la condanna Aemilia, per estorsione aggravata dal metodo mafioso.