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Imprese, l’Emilia-Romagna arranca: “E’ come scalare il Pordoi”

15 ottobre 2024 | 16:25
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Imprese, l’Emilia-Romagna arranca: “E’ come scalare il Pordoi”

Il presidente regionale di Unioncamere, Veronesi: “Le piccole perdono terreno. In calo fatturato, produzione e ordini”

REGGIO EMILIA – La crisi globale, che deprime molte economie del mondo, in particolare quella europea, costringe le imprese emiliano-romgnole ad andare in salita. Il presidente regionale di Unioncamere lo chiama ‘effetto Pordoi’, come la temutissa scalata del Giro d’Italia nelle tappe alpine: chi è più strutturato, ha più ‘muscoli’, avendo investito, si arrampica con maggiore facilità, gli altri vengono staccati.

“Le grandi aziende italiane non riescono a tenere il gruppo di testa delle aziende europee che investono, le piccole non tengono il passo delle grandi” e perdono il contatto anche con gli inseguitori, finendo staccate di molti minuti. E’ questo il rischio che Veronesi vede più forte analizzando i dati della congiuntura, presentati assieme alla direttrice di Intesa SanPaolo per Emilia-Romagna e Marche, Alessandra Florio, e il presidente regionale della Piccole industria di Confindustria, Andrea Pizzardi.

A togliere spinta alle aziende i tassi d’interesse che scendono lentamente e il mancato decollo di Industria 5.0, con il ritardo nella pubblicazione dei decreti attuattivi che ha congelato molti investimenti e progetto. Fatto sta che tra aprile e giugno tra aprile e giugno la produzione è scesa del 2%, mentre per fatturato e ordini il calo è stato del 2,8%. Il periodo di produzione assicurato dagli ordinativi è di circa tre mesi, l’utilizzo degli impianti è a tre quarti della capacità. Flettono le esportazioni, in calo dell’1,5% rispetto al primo semestre del 2023. Un andamento che fa rivedere al ribasso le previsioni di crescita del Pil, che per l’Emilia-Romagna dovrebbe assestarsi a fine anno tra lo 0,9% e l’1% (poco meglio dello 0,8% previsto per il Paese).

I numeri positivi riguardano solo il settore alimentare, come spesso accade in controtendenza (produzione +0,8%, fatturato, +1,8% gli ordini esteri). Male la moda (fatturato -6,7%, -8% la produzione). Anche l’industria delle lavorazioni meccaniche soffre: i ricavi sono calati del 5,6%, la produzione scende del 4,1%, gli ordini del 5,7%.

Segni meno anche per la meccanica (-3,5% fatturato, -3,5% ordini). Più in difficoiltà, in generale, le aziende di piccole dimensioni. “Sono la nostra squadra”, ricorda Veronesi, restando nella metafora ciclistica. In territorio negativo anche le esportazioni, in particolare dell’industria della lavorazione dei metalli (-8,6%), ma anche per chi produce macchinari (-5,9%) Nonostante l’andamento negativo dell’economia, l’occupazione nell’industria continua a crescere: +0,5% con 2.795 occupati in più (il totale è 571.000).

“La crisi non viene raccontata per com’è perché l’occupazione tiene. Ma perché? Perché mancano 60.000 posti di lavoro in regione: le aziende grandi avrebbero bisogno anche di più personale, mentre le piccole, invece, vanno in difficoltà nel reperirlo”, osserva Veronesi. Senza contare, quantifica Confindustria, che ci sono 570.000 persone inattive in età lavorativa, che non lavorano e non cercano lavoro. “E’ una dato che deve far riflettere le istituzioni”, ammonisce Pizzardi.

Contemporaneamente anche la cassa integrazione torna a crescere con un +45,6% di ore autorizzate rispetto al 2023. Confindustria certifica il peggioramento del clima di fiducia tra gli imprenditori: il 29% degli imprenditori prevede un aumento della produzione da qui a fine anno, con un saldo ottimisti-pessimisti molto ridimensionato, in calo a 6,2 punti contro i 16 di inizio anno. Il 48% si aspetta un andamento stazionario.

Negative le attese anche sugli ordini esteri, attesi in crescita solo dal 21,7% del campione di 341 imprese sondate da via Barberia. Migliori le previsioni sull’occupazione, prevista in crescita dal 21,7% degli imprenditori, tuttavia anche in questo caso il saldo ottimisti-pessimisti scende a 10 punti dai 26,7 di gennaio.

“L’industria dell’Emilia-Romagna dimostra capacità di tenuta, ma le variabili esterne sono sempre più incerte, con uno scenario mondiale complesso, un mercato interno quasi fermo e il calo della domanda internazionale. Il rallentamento viene soprattuto dai mercati europei che pesano per il 60% sull’export regionale: è evidente l’impatto della prolungata crisi del mercato tedesco sta avendo e avrà sull’economia regionale”.

L’andamento incerto dell’economia ri riflette anche su investimenti e domanda di credito, che cala, certifica Intesa, nonostante il miglioramento dei criteri d’offerta. A luglio i prestiti alle imprese erano calati del 4,6%. Le indicazioni positive sono arrivate, invece, dai mutui alle famiglie per l’acquisto delle abitazioni, con una crescita dei mutui nel secondo trimestre del 5,2%, dato che va a braccetto con l’aumento delle compravendite (+3,8%).

“Il tessuto regionale si conferma solido e virtuoso con una spiccata propensione ad innovazione ed export. Il sentiero dello sviluppo passa per gli investimenti”, ricorda Florio. “Tra sei mesi andremo ancora malino, ma meno peggio di quel appare oggi”, assicura Veronesi, convinto che si inizi “a intravedere luce in fondo al tunnel”. A patto, però, che si acceleri su riduzione dei tassi di interesse e sul sostegno agli investimenti in innovazione. “Ce n’è bisogno subito, tempestivamente. Gli imprenditori sapranno fare la loro parte”, conclude.