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Mafie, sindaci reggiani siglano patto legalità

19 luglio 2024 | 17:12
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Mafie, sindaci reggiani siglano patto legalità

I primi cittadini si impegnano a tenere alta la guardia contro le infiltrazioni della criminalità organizzata

REGGIO EMILIA – Sono 36 – e quelli che oggi non hanno potuto essere presenti lo faranno nei prossimi giorni – i sindaci della provincia di Reggio Emilia che questa mattina hanno sottoscritto, in Provincia, un Patto straordinario per la legalità e la nuova Carta di Avviso pubblico, strumento di autodisciplina sui temi della lotta per la legalità, contro le mafie e la corruzione.

“Si tratta – spiegano il presidente della Provincia, Giorgio Zanni, e il coordinatore provinciale Anci e delegato regionale per la legalità, il sindaco di Rubiera Emanuele Cavallaro – di un atto volontario, che i sindaci sottoscrivono a titolo personale”.

Non si tratta, quindi, “di un protocollo di legalità, che ha effetti amministrativi, ma di un accordo di principio generale, in cui si stabilisce una linea politica al di là delle appartenenze partitiche”.

Nel dettaglio, fa sapere la Provincia, i sindaci reggiani si impegnano “ad applicare, difendere ed innovare costantemente il sistema dei protocolli di legalità sviluppato di concerto con la Prefettura, per prevenire e combattere l’infiltrazione mafiosa sul territorio”, e a mettere in campo “straordinarie cautele per la tutela dell’integrità delle amministrazioni comunali, esigendo le dimissioni o l’astensione dai procedimenti decisionali da parte di amministratori o funzionari interessati da interdittive o da esclusione dalle white list, nonché da quanti siano colpiti da provvedimenti per reati connessi alla criminalità organizzata”.

Il Patto prevede inoltre che i sindaci “individuino le migliori procedure per raccogliere e far pervenire segnalazioni su situazioni meritevoli di approfondimento”, offrano “la più ampia collaborazione Forze dell’ordine, Procura e Prefettura” e si attivino “sempre per valutare la proposta di costituzione di parte civile dei Comuni in processi di mafia”.