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Reati dei giovani, il questore: “Dovuti al disagio identitario”

21 maggio 2024 | 09:09
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Reati dei giovani, il questore: “Dovuti al disagio identitario”

Andrea Milani, comandante dei carabinieri: “I ragazzi non conoscono nemmeno le conseguenze delle loro azioni”

REGGIO EMILIA – Ansia, bullismo e ritiro sociale, che danno a loro volta luogo a fenomeni di devianza e abbandono scolastico se non a veri e propri reati. È la fotografia emersa da un incontro sul disagio giovanile, convocato lunedì sera dal prefetto di Reggio Emilia Maria Rita Cocciufa, per mettere a confronto mondo della scuola (studenti e docenti), genitori e forze dell’ordine.

Davanti ad una platea di un centinaio di persone, con in prima fila il procuratore capo Calogero Paci, il questore Giuseppe Maggese – dopo aver evidenziato un calo dei reati minorili nel 2023 dopo l’impennata registrata l’anno prima – ritiene il fenomeno “non preoccupante sotto il profilo numerico”. Ad incorrere in condotte rilevanti dal punto di vista penale sono poi in maggioranza ragazzi italiani (che commettono circa i due terzi dei reati), che per Maggese avvertono un “disagio identitario”.

Cioè, spiega il questore, “non legato a necessità economiche, ma ad una ricerca di sé che non trova sbocchi altrove”. A proposito delle bande che hanno destato allarme sociale, ad esempio nella zona dell’isolato San Rocco, Maggese precisa: “Sono gruppi in cui l’affiliazione non è finalizzata a condotte devianti, ma a rafforzare il legame interno e creare una identità di gruppo”. Diverso il caso dei minori stranieri, per i quali “la preoccupazione maggiore è che vanno ad ingrossare le fila degli spacciatori al soldo della criminalità organizzata”, conclude il questore.

prefetto

Per il colonnello Andrea Milani, comandante provinciale dei Carabinieri, “molto spesso nelle iniziative di formazione che svolgiamo (60 scuole e 9.000 studenti coinvolti, ndr) capiamo che i ragazzi non conoscono nemmeno le conseguenze delle loro azioni”. Contro i reati predatori e di prepotenza contro i cittadini, aggiunge il colonnello, “vanno anche promossi modelli positivi, a cominciare dalle forze dell’ordine che non devono essere viste solo come deputate alla repressione”.

Paolo Bernardi, dirigente dell’ufficio scolastico provinciale, ritiene che serva “una nuova alleanza per l’interazione reciproca tra scuola e famiglie” e spiega: “Il fenomeno del disagio non è nato col covid, che lo ha solo accelerato. Noi lo vediamo emergere sempre prima, fin dai primi anni della scuola media”. Continua il provveditore: “La scuola, spesso rappresentata come un contesto competitivo centrato sui risultati, può essere anche agente del disagio creando ansia”. Ma “resta anche uno dei pochi luoghi di aggregazione giovanile dove il disagio è intercettato”. Quindi, conclude Bernardi, “siamo in prima fila su un problema che ci preoccupa”.

Tra i progetti attivati dal Comune di Reggio, presentati dal dirigente Roberto Montagnani, ci sono quello sugli “educatori di strada” per cui si è dato poco chiuso il bando, quello dei “cantieri sportivi” per attività fisica in contesti informali in tutti i quartieri, il progetto dei tutor che aiutano i loro coetanei con i compiti e quello su un nuovo centro di aggregazione giovanile (come quello di via Cassoli) che dovrebbe sorgere nella zona sud della città. Nello spazio creato dall’Ausl a cui gli adolescenti possono rivolgersi per un aiuto, gli accessi sono infine cresciuti nel 2023 del 19% rispetto all’anno precedente.

A chiudere la serata il prefetto Cocciufa che commenta: “L’approccio ad un problema enorme come quello del disagio dei giovani è neanche nostra realtà come dovrebbe essere dovunque: fatto con azioni concrete ed in rete”. Qui conclude il prefetto, “c’è una scuola attenta ai bisogni dei ragazzi, ma che sa anche mettersi in discussione e ascoltare, come tanti giovani ci chiedono”.