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Lavoro, la Cgil: “Reggio Emilia non è più un’isola felice”

22 maggio 2024 | 15:42
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Lavoro, la Cgil: “Reggio Emilia non è più un’isola felice”

Il sindacato: l’occupazione è diventata sempre più precaria, povera e discriminante per le donne

REGGIO EMILIA – Reggio Emilia non è più “un’isola felice” per quanto riguarda l’occupazione, che è diventata sempre più precaria, povera e discriminante per le donne. E’ il ritratto a tinte fosche fatto dalla Cgil provinciale, che emerge dai rapporti Ires su “economia e lavoro” (con dati relativi al 2023) e dell’osservatorio della Camera del lavoro territoriale, aggiornato- incrociando diverse banche dati- al 2022.

I numeri, presentati oggi dal segretario Cristian Sesena e dai membri della segreteria provinciale Luca Chierici, Elena Strozzi, Marika Rodaro e Davide Mariotti, evidenziano in primo luogo che nel 2022 l’82% delle assunzioni effettuate dalle imprese reggiane non sono state a tempo indeterminato, risultando quindi precarie. Non solo: tra il 2019 e il 2022, solo un terzo degli assunti (il 33%) ha visto il suo contratto trasformarsi in uno stabile, percentuale scende al 27% quando si parla di contratti a termine.

Le analisi registrano poi due tendenze solo in apparenza antitetiche. In provincia aumentano infatti in contemporanea sia l’occupazione (+3,1%) che la disoccupazione (+22%). Come spiega Luca Chierici però “il fatto che entrambi gli indicatori aumentino e che calino gli inattivi, significa che c’è un’aumento delle persone che cercano lavoro ovvero i disoccupati”. Per quanto riguarda l’aumento dell’occupazione, prosegue il sindacalista, “bisogna invece sapere che non necessariamente è di buona qualità perché anche chi lavora solo poche ore in un anno è considerato occupato, ma soprattutto l’occupazione aumenta in particolare per la platea maschile (del 31%) e invece la disoccupazione aumenta soprattutto per le donne (del 38%)”.

Insomma, sintetizza Chierici, “le donne stanno cercando di più di immettersi nel mondo del lavoro ma le aziende sono più ricettive verso gli uomini”. Sul punto della discriminazione lavorativa di genere, Sesena aggiunge: “Abbiamo donne che cercano il lavoro e non lo trovano e donne che lo lasciano per occuparsi dei carichi di cura, che non sono più solo i bambini ma anche gli anziani”. Inoltre “si intravede una sacca di povertà e marginalità che riguarda le donne migranti (solo il 7% delle attivazioni nel 2022), le quali in parte per ragioni culturali in parte per respingimento del mondo del lavoro, vanno ad ingrossare un bacino potenziale di emarginazione”.

Sesena osserva poi che “quando il mercato del lavoro è in una fase positiva le opportunità sono colte dagli uomini. Viceversa, in fase di crisi, il lavoro di bassa qualità, le briciole, restano alle donne”. Il segretario della Cgil reggiana precisa infine che “l’aumento dei contratti non corrisponde sempre alle ‘teste’, perché una stessa persona può avere diversi contratti in un anno”.

Tornando ai numeri, altro dato da cui emerge la precarietà del lavoro è quello dei nuovi contratti attivati nel 2022, che per il 16% hanno riguardato persone di oltre 50 anni. Che dunque “anche in età avanzata si vedono costrette a cambiare lavoro, quando in passato, generalmente, rimanevano nello stesso posto fino alla pensione”.

Da ultimo, per quanto riguarda le retribuzioni giornaliere, a Reggio sono più alte della media regionale (101 euro contro 98,6). Ma tra le mansioni il divario è ampio: dai 186 di un operaio, ai 105 di un impiegato, ai 64 euro di un apprendista e ai 504 euro al giorno del manager. A partire dai numeri- che incrociano anche la campagna referendaria che sta conducendo- la Cgil ha anche stilato un documento in 14 punti per i candidati a sindaco di 31 Comuni.