
Luca Chierici, della segreteria confederale: “Oggi l’azienda è indebitata e non c’è nessuna riduzione delle tariffe”
REGGIO EMILIA – Dopo l’arresto con le accuse di corruzione dell’ex ad di Iren Paolo Signorini “occorre un maggiore controllo da parte degli amministratori pubblici in merito ai profili selezionati per dirigere le imprese partecipate, ed occorre che i soci pubblici (che detengono la maggioranza) non appaiano come spettatori in questa vicenda, ma esercitino maggiore protagonismo nelle decisioni aziendali”.
Lo sostengono all’unisono la Cgil e la Filtecem di Reggio Emilia. “I profili dei dirigenti delle aziende a controllo pubblico possono senz’altro rispondere a logiche di tipo manageriale – accordano i sindacati – ma debbono necessariamente anche avere profili comportamentali adeguati al ruolo che vengono chiamati a ricoprire”.
Dunque “se dovesse essere confermato quanto si legge in questi giorni sulla stampa, in riferimento ai comportamenti ed allo stile di vita dell’ad dell’azienda energetica, non si potrebbe non interrogarsi sul tipo di valutazioni e motivazioni che hanno portato alla sua nomina”.
Secondo Luca Chierici, della segreteria confederale della Cgil reggiana, “la condotta dei soggetti chiamati a guidare le partecipate non può che riflettersi anche nelle scelte strategiche delle stesse, che nel caso di Iren hanno portato ad un esplosione dell’indebitamento e ad un utilizzo degli utili spinto a premiare pochi anziché rivolto alla riduzione delle tariffe per le famiglie, come da noi più volte denunciato”.
Per il sindacalisti, “questo conflitto di interessi va sanato, e per farlo occorre che il soggetto pubblico decida nei fatti di esercitare la propria quota di maggioranza: il “controllo pubblico” non può essere solo sulla carta ma deve essere agito a tutela e garanzia di tutti, a partire dai soggetti più fragili (utenti e famiglie) che sempre più spesso sono chiamati a pagare le scelte di imprese che nei fatti non differiscono in nessun aspetto da quelle totalmente private”.