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Ad di Iren in carcere, Aguzzoli: “Siamo garantisti”

7 maggio 2024 | 15:37
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Ad di Iren in carcere, Aguzzoli: “Siamo garantisti”

Il candidato sindaco di Coalizione civica: “Ma le nomine politiche dei vertici dimostrano di essere una criticità per l’azienda”

REGGIO EMILIA – Per Paolo Emilio Signorini, amministratore delegato di Iren arrestato nell’ambito di un’inchiesta delle Procure di Genova e La Spezia per corruzione (reato che gli viene contestato nel periodo 2016-2023 quando era a capo dell’Autorità portuale del mar ligure occidentale) “vale ovviamente la presunzione d’innocenza e non dubitiamo che possa dimostrarla in aula, con tutto vantaggio anche per Iren”.

Lo afferma Fabrizio Aguzzoli, candidato a sindaco di Reggio Emilia per Coalizione civica, che tuttavia ricorda: “La designazione di Signorini avvenne al termine di un percorso contrassegnato da polemiche: infatti era sostenuto con forza dal comune di Genova, ma il suo curriculum non sembrava prevedere esperienze significative in campo energetico, un punto di debolezza che non sarebbe mai stato ‘digerito’ da diversi stakeholders della multiutility quotata in borsa”.

Alla fine però, commenta Aguzzoli, “i ruoli di vertice dell’azienda escono sempre da una mediazione politica. Questa è una criticità chiave perché continua ad esistere una continua ambiguità tra le logiche del consistente azionariato pubblico, attivo soprattutto per lottizzare le poltrone, e le logiche commerciali tipiche di una azienda quotata che deve produrre utili”.

Il risultato? Per il civico “un’azienda che, pur distribuendo dividendi e sponsorizzazioni, è appesantita da un debito netto di quasi quattro miliardi che non riesce a garantire bollette meno pesanti ai cittadini e con un Cda, molto ben pagato, che cambia con notevole frequenza amministratori delegati, peraltro mai in grado di raddrizzare del tutto la barca”.

Dodici anni fa, a marzo del 2012, ricorda infine Aguzzoli, il Consiglio comunale reggiano ha votato un documento rimasto “lettera morta” per mantenere la remunerazione dei vertici della multiutility sotto i 300.000 euro annui. Il fatto che l’atto di indirizzo non abbia avuto seguito è “segno che questo sistema, pur scontentando tanti cittadini, va più che bene all’amministrazione di marca Pd e allegati”, conclude il candidato sindaco.