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Lavoro, la Cgil cerca 108mila firme per renderlo stabile e sicuro

23 aprile 2024 | 15:16
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Lavoro, la Cgil cerca 108mila firme per renderlo stabile e sicuro

Sono gli obiettivi dei 4 quesiti referendari promossi dal sindacato per cui il 25 aprile inizierà la raccolta delle firme a livello provinciale

REGGIO EMILIA – Tutelare i lavoratori licenziati illegittimamente e rendere il lavoro meno precario e più sicuro. Sono gli obiettivi dei quattro quesiti referendari promossi dalla Cgil, per cui il prossimo 25 aprile inizierà anche a Reggio Emilia la raccolta delle firme a livello provinciale. L’obiettivo del sindacato è raggiungere in meno di tre mesi 108.000 firme (27.000 per ciascun quesito).

Nell’ultima petizione per indire un referendum la Camera del lavoro territoriale reggiana aveva totalizzato circa 30.000 sottoscrizioni. A spiegare i contenuti normativi che si intendono cancellare con i referendum è oggi il segretario della Cgil di Reggio, Cristian Sesena, insieme ai membri della segreteria confederale Marika Todaro, Elena Strozzi, Luca Chierici e Davide Mariotti.

“La campagna partirà formalmente il 25 aprile, giorno della festa della Liberazione, perchè vorremmo dare il messaggio di liberazione del lavoro anche dalla precarietà”, esordisce Sesena. I quesiti, aggiunge, “mirano a scardinare una serie di norme sbagliate che si sono sovrapposte negli ultimi 20 anni rendendo il mercato del lavoro un contesto in cui il profitto si impone sulla dignità dei lavoratori e la precarietà, soprattutto per i giovani, è diventata un elemento consustanziale del lavoro stesso”.

In dettaglio nel primo quesito si chiede il superamento del Jobs act in quella sua norma “che consente alle aziende di non reintegrare quei lavoratori licenziati in modo illegittimo se sono stati assunti dopo il 2015”, spiega ancora Sesena. “Parliamo qui dell’articolo 18, cioè un pezzo fondamentale della legge 300, cioè lo statuto dei lavoratori”.

Anche il secondo quesito affronta il tema del licenziamento ingiustificato, ma nelle imprese fino a 15 dipendenti. “Qui storicamente i lavoratori licenziati senza giusta causa non hanno mai avuto il diritto alle reinegra e per loro c’è attualmente un risarcimento economico di sei mensilità frutto di una legge degli anni ’60”, evidenzia la Cgil.

“Noi chiediamo che sparisca questo limite al risarcimento e che l’indennizzo sia commisurato a quanto il giudice stabilisce rispetto alla gravità del danno subito dal lavoratore licenziato ingiustamente”. Su questa partita, avvisa Sesena, “uscirà un fiume di fake news tra cui quella che più grida vendetta dice che in Italia non si può licenziare facilmente. Questo è falso. Lo si può tranquillamente fare per giusta causa, giustificato motivo, in maniera collettiva: non è vero che le nostre richieste sarebbero un argine invalicabile, ma piuttosto un elemento di giustizia sociale”.

Il terzo quesito riguarda i contratti a tempo determinato e nello specifico il fatto che “in questo momento per i primi 12 mesi un datore di lavoro può assumere a tempo determinato senza dare alcun tipo di spiegazioni del motivo per cui assume personale”, spiega ancora Sesena. “Tecnicamente si chiamano ‘causali’ e un tempo erano previste per tutti i tempi determinati a prescindere dalla durata. Ora, invece, scattano solo al dodicesimo mese. Ma dati alla mano, dopo l’anno i lavoratori sono lasciati a casa e ne vengono assunti altri”.

Infine, il quarto quesito punta a cancellare la norma che esclude la responsabilità solidale delle aziende comittenti in caso di infortuni dei lavoratori in appalto e subappalto. Insomma, conclude Sesena, “sono quesiti che, se andranno a buon fine, incideranno nella carne viva di un sistema di norme sbagliato, portando a immediati risultati concreti per i lavoratori”.