Editoriali

Il 25 Aprile non è una generica festa di libertà

25 aprile 2024 | 09:17
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Il 25 Aprile non è una generica festa di libertà

Può chi si candida a diventare sindaco, parlamentare o che vuole essere ministro e presidente del Consiglio non dichiarsi antifascista? Noi crediamo di no

REGGIO EMILIA – Può una persona che si candida a diventare sindaco, parlamentare o che vuole essere ministro e presidente del Consiglio non dichiarsi antifascista, soprattutto il 25 Aprile?

Se vogliamo andare al sodo, sostanzialmente, è questa la domanda che bisognerebbe porsi dopo la vicenda Scurati, a livello nazionale e dopo l’amnesia dell’avvocato Giovanni Tarquini, candidato del centrodestra a Reggio Emilia che, facendo su Instagram gli auguri di buon 25 Aprile ai reggiani, non ha mai pronunciato la parola antifascismo. Ha parlato invece della Costituzione “scritta all’esito di un’odiosa e violenta occupazione straniera del nostro Paese”.

Quell’occupazione, di cui Tarquini non parla, è quella nazifascista. Ma non è avvenuta a caso, perchè il fascismo, che per un ventennio dominò e insanguinò l’Italia, era alleato con i nazisti e perché dall’8 settembre ’43 in poi nel nord Italia ci fu la Repubblica di Salò, un regime collaborazionista della Germania nazista voluto da Adolf Hitler e guidato da Benito Mussolini per governare parte dei territori italiani controllati militarmente dai tedeschi dopo l’armistizio di Cassibile.

I fascisti e i nazisti occupanti su cui Tarquini sorvola, uccisero, torturarono e massacrarono altri italiani in quel periodo. Fu sostanzialmente una guerra civile contro i partigiani che imbracciarono le armi, ma anche contro civili inermi, per portare nel nostro Paese la libertà e la democrazia. Molte delle stragi nazifasciste, una su tante quella di S. Anna di Stazzema, ma anche quella di Cervarolo, furono compiute con la complicità dei fascisti.

La Repubblica italiana e la nostra Costituzione che, giustamente, l’avvocato Tarquini considera una delle più belle del mondo è nata dall’antifascismo e dal sangue di chi ha voluto liberare l’Italia dalla dittatura. Non è retorica, ma un dato di fatto. Fu scritta, fra gli altri, da comunisti e democristiani insieme e molti di loro erano stati partigiani.

Torna, allora, la domanda iniziale. Può una persona che si candida a rappresentare le istituzioni della Repubblica, nate sull’antifascismo, non dichiarsi antifascista? Ebbene, noi crediamo di no, perché oggi celebriamo la Liberazione dalla dittatura fascista, dall’occupazione nazista, dalle leggi razziali e non, come qualcuno vorrebbe, una festa della libertà generica perché vada bene a tutti. Buon 25 Aprile.