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E’ morto l’architetto Italo Rota, ideò i nuovi musei civici

7 aprile 2024 | 15:28
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E’ morto l’architetto Italo Rota, ideò i nuovi musei civici

Il cordoglio del sindaco Vecchi: “Era vulcanico, imprevedibile, sorprendente nella sua capacità di intuizione ed esplosione creativa”

REGGIO EMILIA – La scomparsa dell’architetto e progettista Italo Rota, avvenuta a Milano all’età di 70 anni, ha suscitato profonda tristezza anche a Reggio Emilia, dove Rota ha lasciato un segno tangibile con il suo lavoro. Nel 2021, ha firmato il nuovo Museo allestito nel secondo piano dei Musei Civici, riscrivendo il concetto di museo partecipato e contribuendo così a arricchire il patrimonio culturale della città.

La carriera di Rota è stata caratterizzata da una grande varietà e originalità nei progetti, spaziando dagli allestimenti museali alle boutique di moda, dagli hotel di lusso ai padiglioni delle Expo sia a Milano che a Dubai. Tra i suoi lavori più noti, spicca il Museo del Novecento al Palazzo dell’Arengario in piazza Duomo a Milano.

Rota ha anche lasciato il segno all’estero, lavorando a importanti progetti in Francia e ottenendo numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui la medaglia d’oro all’architettura italiana per gli spazi pubblici e il Marble architectural awards.

Il legame di Rota con Reggio Emilia è stato significativo, nonostante il controverso episodio dei “Funghi di Rota” nel 2012. Nonostante ciò, Rota è stato più volte ospite nella città, condividendo la sua visione e la sua esperienza con il pubblico reggiano. La sua morte ha suscitato dolore e commozione non solo tra i colleghi e gli addetti ai lavori, ma anche tra le istituzioni culturali italiane, che hanno espresso il loro cordoglio per la perdita di un maestro dell’architettura e del design italiano.

Il sindaco Luca Vecchi lo ha ricordato così: “Italo Rota è stato indubbiamente un fuoriclasse, un maestro in tutte le esperienze e progettualità che ha portato a compimento. Ho avuto il privilegio di conoscerlo fin dalla fase iniziale del suo percorso a Reggio Emilia, durato quasi 10 anni, dove insieme a lui abbiamo realizzato e consegnato alla città il Nuovo Museo. Lavorare con lui non era semplice. Era vulcanico, imprevedibile, sorprendente nella sua capacità di intuizione ed esplosione creativa. Poi il tutto veniva ricondotto a una organicità condivisa, più razionale ma sempre coerente con la visione che ci aveva consegnato. Era un metodo di ragionare e lavorare, che era prima di tutto contenuto e non prescindeva mai dal confronto, dal dialogo, dalla considerazione di quanto si muoveva, viveva intorno al progetto. Nel nostro caso, la città”.