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Amianto, analisi falsificate: sei persone indagate

9 aprile 2024 | 08:31
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Amianto, analisi falsificate: sei persone indagate

Ci sono anche 5 dipendenti pubblici di Arpae che sono accusati di falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici

REGGIO EMILIA – Sei persone, fra cui 5 dipendenti pubblici di Arpae, sono indagati per falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici. Secondo l’accusa avrebbero eliminato la presenza di amianto dai risultati delle analisi relative a diversi campioni di rifiuti, prelevati per analisi delegate dall’autorità giudiziaria ad Arpae, provenienti da un sito sequestrato nella bassa reggiana appartenente a una società con sede legale nel veronese.

L’impianto era stato sequesrato dai carabinieri forestali alla fine del 2022. I rifiuti da costruzione e demolizione, trattati dall’impianto per la produzione di aggregato riciclato per l’edilizia, erano stati infatti considerati dagli inquirenti rifiuti pericolosi in applicazione del principio di precauzione. L’agenzia regionale era quindi stata incaricata dall’autorità giudiziaria di cercare amianto nei rifiuti.

Tuttavia i risultati sarebbero stati parzialmente occultati e la presenza di amianto non è stata comunicata alla polizia giudiziaria, fino a quando è stata scoperta dagli investigatori, anche grazie alle informazioni rese da alcuni dipendenti della stessa Agenzia. L’amianto è un rifiuto speciale pericoloso che deve essere gestito da aziende specializzate secondo le procedure previste dalla legge, il cui illecito smaltimento prevede pene che vanno da sei mesi a due anni e sanzioni pecuniarie da 2.600 a 26.000 euro.

amianto

Il suo utilizzo nel campo dell’edilizia era ampiamento diffuso in passato fino a quando in Italia la sua produzione, lavorazione e vendita è stata vietata dal 1992. L’amianto è un materiale estremamente nocivo per la salute umana e l’esposizione a polveri contenenti fibre è in grado di generale numerose patologie quali il mesotelioma pleurico e il carcinoma polmonare. La sua diffusione nell’ambiente in varie forme, tra cui la crocidolite è senz’altro tra le più temibili, può esporre a seri rischi la salute umana, trattandosi di un forte agente cancerogeno.

Numerosi documenti sono stati sequestrati e sono al vaglio degli investigatori per la verifica del reato contestato: tra questi, documenti e appunti di laboratorio, fogli di lavoro, dispositivi informatici e una fitta corrispondenza telematica.

Arpae: “Massima fiducia in autorità giudiziaria”
“Arpae continuerà a prestare la dovuta collaborazione all’autorità giudiziaria, sul cui operato ripone la massima fiducia”. Lo fa sapere l’agenzia regionale per la protezione ambientale. Arpae precisa tuttavia come “gli operatori dell’agenzia abbiano applicato metodiche analitiche accreditate, riconosciute dagli organismi scientifici nazionali, per considerare l’assenza di amianto” e che “tali aspetti tecnici verranno richiamati nelle sedi dovute”. Nel frattempo ha prestato “immediata e piena collaborazione agli organi inquirenti” come quando i carabinieri forestali reggiani si sono presentati venerdì scorso nelle sedi di Reggio Emilia e Ferrara per delle perquisizioni e l’ente ha agevolato “l’acquisizione di tutta la documentazione richiesta”.