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Abuso d’ufficio e intercettazioni, Tarquini contro tutti

18 aprile 2024 | 12:48
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Abuso d’ufficio e intercettazioni, Tarquini contro tutti

Il candidato del centrodestra si smarca dai suoi competitors anche sull’obbligo di decadenza degli amministratori locali condannati in via non definitiva

REGGIO EMILIA – Giovanni Tarquini contro tutti. Nel secondo dibattito con gli altri quattro candidati a sindaco di Reggio Emilia, andato in scena mercoledì sera su legalità e antimafia nella sede di Libera, l’avvocato ha affrontato con scioltezza e competenza tecnica una domanda per lui insidiosa su alcuni aspetti della riforma della giustizia, voluta a livello nazionale dai partiti che lo sostengono.

E alla fine, sulle ipotesi di abrogazione del reato di abuso d’ufficio, limitazione delle intercettazioni e dell’utilizzo dei captatori elettronici (i cosiddetti trojan) e cancellazione dell’obbligo di decadenza degli amministratori locali condannati in via non definitiva, il candidato del centrodestra si è smarcato rispetto alla posizione degli altri competitors (Marco Massari per il centrosinistra, Fabrizio Aguzzoli di Coalizione civica, Paola Soragni del Movimento per Reggio Emilia e Gianni Tasselli).

“La posizione nostra è quella che porta avanti quelle riforme che vanno sull’onda della possibile introduzione di regole di garanzia che hanno come primo riferimento la presunzione di innocenza e l’onere della prova che sono due pilastri della legalità”, spiega in premessa Tarquini. Che sul reato di abuso d’ufficio – di cui è accusato anche il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti che il legale difende nel processo affidi – afferma poi: “E’ il reato che porta alla paura della firma dell’amministratore perchè nel 2021 sono stati iscritti in Italia 4.800 preocedimenti penali per abuso d’ufficio e quello stesso anno per quel reato (ovviamente non in quei procedimenti perché durano poi anni) sono state emesse solo 21 condanne”.

Tuttavia “il dato è significativo perché contiene comportamenti di tutti i tipi e il rischio è che venga strumentalizzato paralizzando l’azione della pubblica amministrazione”. Invece, spiega Tarquini, “tutti i comportamenti criminali che possono essere commessi da un pubblico amministratore trovano altre ipotesi più tassative nel nostro codice penale. Quella norma può essere abrogata lasciando in piedi tutte le conseguenze a volte più pesanti del penale come ad esempio l’azione amministrativa cioè l’annullamento dell’atto compiuto in violazione dei propri doveri e la responsabilità contabile davanti alla Corte dei conti”.

Quindi “ci sono delle conseguenze ugualmente per chi sbaglia e si toglie questa spada di Damocle del reato che porta alla paura della firma”, conclude il candidato. Sulle intercettazioni Tarquini prosegue: “E’ facile fare degli slogan ma la materia è complessa. Qua si propone di non utilizzare intercettazioni casuali. Cioè magari la Polizia indaga per reato di terrorismo internazionale e scopre che un sindaco ha regalato o ha ricevuto in dono un gatto per favorire qualcuno. Quell’utilizzo è sbagliato perché sul fenomeno del gatto occorre agire con gli strumenti ordinari e non con quella intrusione nella sacralità della vita privata che è il trojan e l’intercettazione telefonica”.

Infine, dice Tarquini “la stessa Costituzione dice che un amministratore ha il diritto di rimanere dov’è, perché sono gli elettori che lo vogliono fino a quando non c’è una sentenza definitiva che lo colpisca e solo dopo va a casa”.

Dissente Fabrizio Aguzzoli che ritiene (come il procuratore capo di Reggio Calogero Paci) che “l’abuso di ufficio sia un fondamentale presidio di legalità e abolirlo è un clamoroso errore strategico” anche perchè, “è un reato spia delle infilitrazioni e come tale non va depotenziato”. Il candidato di Coalizione civica si discosta anche sulle intercettazioni: “Sono uno strumento estremamente importante. Non vanno diffuse soprattutto quando cogli aspetti non attinenti al procedimento ma rinunciarvi, oppure farle e poi non utilizzarle per un cavillo giudiziario credo che sia un depotenziamnto delle nostre armi contro la ‘ndrangheta”.

Infine per Aguzzoli “chi è eletto deve firmare un contratto d’onore con gli elettori e quindi se c’è una condanna in primo grado penso sia giusto che faccia un passo indietro”. La candidata del Movimento per Reggio Emilia Paola Soragni ricorda: “Noi abbiamo previsto un patto con i cittadini e prevediamo che se un amministratore locale viene condannato in primo grado, per correttezza, dignità delle istituzioni e trasparenza dovrà decadere dalla carica. Lo pretendiamo”.

A giudizio di Soragni, anche lei avvocato l’abuso d’ufficio è per noi importante che rimanga “come deterrente”. Infine dice la candidata “Viva i trojan, se uno non ha niente da nascondere non deve temere nulla”. Per Gianni Tasselli “il problema dell’abuso d’ufficio deriva a monte dalle persone candidate. E bisogna riformare la legge per i controlli sull’amministrazione”.

Marco Massari afferma infine: “Le intercettazioni devono restare perché sono un fondamentale strumento di indagine” e l’abuso d’ufficio, “andrebbe ridefinito bene in modo che sia chiara e precisa la fattispecie ma personalmente sono contrario alla sua abolizione, penso che sia un messaggio sbagliato”.

Da ultimo sulla cosiddetta “Legge Severino” sulla decadenza degli amministratori, il candidato del centrosinistra ritiene che “per reati gravi deve essere mantenuta, ma no ad applicazioni automatiche ingiuste”. Massari fa poi l’esempio della ministra Daniela Santanché: “Penso che in attesa di un giudizio della magistratura debba avere la sensibilità di dimettersi” (Fonte Dire).