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Superbonus, Confcooperative: “Mazzata su enti no profit”

28 marzo 2024 | 17:57
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Superbonus, Confcooperative: “Mazzata su enti no profit”

Caramaschi: “E’ una mazzata su coop sociali enti del Terzo Settore che per due anni non hanno potuto accedere alle misure”

REGGIO EMILIA – “La tenuta dei conti pubblici è una priorità che condividiamo, ma lo schema di intervento approvato dal Consiglio dei ministri a proposito di superbonus edilizia rischia di riflettersi in modo pesantemente negativo su chi, come le cooperative sociali e i diversi enti del Terzo Settore, non hanno avuto la possibilità, per ben due anni, di accedere al superbonus”.

L’appunto viene da Confcooperative Terre d’Emilia, che chiede un ripensamento, in sede di Parlamento, di disposizioni (eliminazione della cessione del credito e sconto in fattura) “che andrebbero a colpire – sottolinea il presidente dell’organizzazione, Matteo Caramaschi – realtà fortemente impegnate in servizi fondamentali e a sostegno delle persone più fragili e che per i primi due anni di applicazione del superbonus non hanno avuto possibilità di accesso a questo strumento a causa di norme restrittive che sono state poi superate con grande ritardo”.

“Le coop sociali reggiane e altre realtà del Terzo Settore che fanno riferimento a Confcooperative – spiega Caramaschi – hanno diversi e importanti cantieri che riguardano case per anziani, comunità terapeutiche e centri di sostegno ai disabili, con progetti di riqualificazione finalizzati ad un miglioramento complessivo della strutture e della loro gestione”.

“E’ evidente che occorre dare un termine al superbonus – osserva Caramaschi – ma almeno a questi soggetti occorre assicurare una finestra più ampia, non limitandosi solo ad includere quanto già nel frattempo è stato avviato”

“Per questo – conclude il presidente di Confcooperative Terre d’Emilia – ci auguriamo e chiediamo che lo schema approvato dal Consiglio dei ministri sia sostanzialmente migliorato in Parlamento, guardando attentamente alle esigenze di adeguamento che presentano gli enti no profit, soprattutto perché riguardano strutture relative a servizi sociali, sociosanitari educativi o di inserimento lavorativo delle persone svantaggiate”.