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“Stazione, l’esercito non arriva per motivi elettorali”

1 marzo 2024 | 12:12
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“Stazione, l’esercito non arriva per motivi elettorali”

Andrea Paolella: “Sarebbe implicita, in questo caso, l’ammissione a un fallimento dell’ideale politico “Reggio città dell’accoglienza, Reggio città dei diritti, etc etc”

REGGIO EMILIAVogliamo veramente avere il quarto morto in dieci mesi in zona stazione? Per capire quello che vive il quartiere, dobbiamo riconoscere il problema. Le tante belle famiglie provenienti da tutto il mondo che vivono qui non rappresentano nessuna minaccia. Lo sono invece le centinaia di giovani africani (del nord e del sud) che non hanno lavoro e non lo cercano, spacciano, si ubriacano, lanciano bottiglie contro i bar che rifiutano il credito, girano in monopattino da un cliente a un altro, rubano biciclette, occupano cantine e case sfitte, sotto effetto di crack rompono vetri delle auto cercando qualcosa da vendere e si prendono a bottigliate per difendere il territorio.

Finite le bottiglie si prendono pure a scopettate, come capitato davanti al ferramenta Davoli di Via Eritrea, dopo che dei gruppi hanno rubato le scope in esposizione. Questa è la nostra minaccia: le decine e decine di spacciatori stranieri che prendono in ostaggio il quartiere più frequentato della città. Molti di loro sono minorenni: chi doveva occuparsi di loro? Una minaccia che la classe politica locale e nazionale fa finta di non vedere. Una minaccia che all’ estero viene gestita molto meglio che nella nostra città.

Davanti a questa faccenda a Reggio Emilia si formano due partiti: quello degli antirazzisti e quello degli ex-antirazzisti (che cresce sempre di più). Dentro la parola accoglienza infatti si mettono insieme le esigenze delle belle famiglie e di questi sbandati. La politica non prevede nessun piano di integrazione. Nei fatti i reggiani hanno paura: una grande parte vede gli stranieri solo dal vetro della macchina (sempre che non gli venga rotto la notte) in uno stato d’ assedio e riduce tutte le interazioni al minimo. E poi ci sono i reggiani residenti in questi quartieri che invece ne sono l’interfaccia.

L’assenza di politica vera non fa che trasformare in razzista chi naturalmente non lo era, catalizzando la crescita della rabbia dei residenti che cresce in queste settimane molto velocemente. Questi sbandati non hanno nessuna intenzione di integrarsi e temo non lo faranno mai. Perché cercare un lavoro in una fabbrica se si può girare in monopattino tutto il giorno con un bel ciuffo al vento? L’integrazione a Reggio funziona di fatto solo nelle scuole, mentre al di fuori di esse non esiste.

Esistono gruppi di sbandati che vanno contro ogni legalità. Rappresentano una parte di società che non segue le regole, irride la polizia e non fa che fare danni. Il tempo non risolverà questa faccenda e, anzi, non farà che peggiorare le cose a causa di una classe politica cosi inattiva. Se prima si potevano vedere delle scaramucce, ora si vedono bande che si affrontano, bande che non si accontenteranno di picchiarsi con due scope rubate dal ferramenta. Non si vede ancora il fondo: dove arriveremo?

Non è raro trovare, a ridosso dei muri, persone stese a terra per ore nell’ indifferenza generale: ci stiamo totalmente disumanizzando. Non possiamo accettare che questa sia la nostra nuova normalità. Il quartiere stazione e il centro storico sono senza regole e sempre più gente senza documenti ne è attratta. Nel quartiere stazione si è lasciato crescere un cancro sociale e questo lentamente ha contaminato il centro storico e purtroppo continuerà ad estendersi. Questi spacciatori hanno conquistato una fetta d’ illegalità e saranno pronti a difenderla con i denti.

Le misure sulla sicurezza prese ultimamente non possono che essere insufficienti: le ronde della polizia non sono adeguate a disincentivare queste decine di ragazzi. Alla vista delle volanti si nascondono dietro delle colonne per poi riapparire 5 minuti dopo. Ci vogliono volanti fisse e continue ronde a piedi. Io da residente aspetto l’esercito come ultima speranza per vivere più tranquilli: a Modena e Parma l’esercito c’è, perché non è a Reggio? Chi decide per noi residenti queste politiche non vive qui. Io dico: venite ad abitare qui e poi vedrete che le vostre politiche cambieranno di conseguenza. Chiamerete pure la Folgore.

Al momento le terapie soft non servono. Nessuna iniziativa anti-razzismo, nessun festival della multicultura gestito da qualche cooperativa può essere utile qui. L’unica cosa di cui il quartiere ha bisogno è di una presenza fissa di polizia ed esercito. Che ci sia una ragione elettorale nel ritardo della chiamata a Reggio Emilia dell’esercito? Sarebbe implicita, in questo caso, l’ammissione a un fallimento dell’ideale politico “Reggio città dell’accoglienza, Reggio città dei diritti, etc etc” perché è un ideale vuoto, privo di una vera politica alle spalle. Rimangono solo le parole degli spot sui cartelloni fradici della circonvallazione.

Tra l’altro l’esercito sarebbe necessario in mezza città, non credo che il centro storico, o i quartieri di Ospizio o Santa Croce siano molto più tranquilli. Il piano Stazione-Off sembra quindi solo un modo di temporeggiare in attesa del voto, salvare la faccia per perdere meno voti possibili dopo questo disastro. Si cerca di mostrare di avere un piano senza averlo nella pratica. Cosa ha risolto l’iniziativa Reggiane Off? Nei fatti, quanti tossicodipendenti sono stati recuperati da quell’operazione? Probabilmente nessuno. Se l’amministrazione avesse ascoltato noi cittadini del quartiere stazione si sarebbe accorta che tutti i residenti sarebbero stati ben contenti dell’esercito.

E’ interessante vedere la stazione verso le sette mattina: il piazzale è quasi deserto. Alcuni lavoratori corrono dai muretti verso dei furgoncini che li porteranno a dei cantieri. Verso l’ora di pranzo i portici e il piazzale si riempiono di giovani con cappellini e scarpe alla moda. Dove vive questa gente? Chi ci sta guadagnando? L’ amministrazione comunale ancora non sa di preciso chi abita qui. Alla luce dell’inchiesta sulle false residenze uscita poco prima di Natale, bisognerebbe controllare residenza per residenza. Tanti vivono nelle cantine e nei solai o nascosti in qualche anfratto della stazione.

Ancora non mi capacito come la politica (locale e nazionale) non riesca a vedere questa enorme mancanza di legge e non si metta d’ impegno ad affrontarla. Sono sempre convinto che il ripristino della legalità debba andare di pari passo con idee creative di riqualificazione, rimettendo la cultura al centro. Bisogna ritrovare urgentemente la legalità nella nostra città: ma senza regole anche chiamare Renzo Piano sarebbe inutile. Io spero che i reggiani capiscano che nessuno potrà più sentirsi sicuro a Reggio se non verrà ripristinata al più presto la legalità nel quartiere stazione. Questo problema riguarda tutti.

Andrea Paolella