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Negozi sfitti, la mostra fotografica: “Reggio, un non luogo”

15 marzo 2024 | 14:59
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Negozi sfitti, la mostra fotografica: “Reggio, un non luogo”

Sarà aperta da sabato 23 marzo (inaugurazione alle 17), ad ARTyou, in via Gazzata, fino a domenica 21 aprile

REGGIO EMILIA – “La Reggio odierna si sta trasformando in un “non luogo” secondo l’accezione di Marc Augé, cioè in un ambiente non più aggregante, ma dispersivo e dove si passa fugacemente per necessità”. E’ il contenuto della prefazione del professor Massimo Mussini, ricercatore accademico e critico d’arte, alla mostra fotografica “Gli sfitti” di Gianni Marconi, che sarà aperta da sabato 23 marzo (inaugurazione alle 17), ad ARTyou, in via Gazzata, fino a domenica 21 aprile 2024.

Una provocazione, quella contenuta nella prefazione di Mussini, che commenta la mostra fotografica di Marconi, composta da ben 157 scatti a colori in diverso formato ad altrettante vetrine spente del centro storico di Reggio davanti alle quali si prestano a posare passanti reclutati al momento.

L’intento è quello di aggiornare la rappresentazione classica della reggianità in chiave contemporanea, con una visione fuor di retorica.

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Continua Mussini nella prefazione. Queste foto “ci dicono che indietro non si può tornare, perché lo scorrere del tempo è inarrestabile e i ritorni al passato possono solo avvenire in modo folcloristico, con le sagre paesane e le rievocazioni in costume. Il problema dei negozi sfitti ci invita, come accaduto nel passato, a inventare nuove e inedite soluzioni adeguate al presente con la capacità di modificare tali spazi in maniera creativa e confacente alla contemporaneità. Vedremo se qualcuno ne sarà capace. Intanto le fotografie di Marconi ci hanno messo la pulce nell’orecchio senza infingimenti e acrobazie politico-verbali”.

Il progetto fotografico di Mussini fa perno sull’impatto visivo della calca di immagini dei negozi chiusi, accosta persone che vestono la moda a vetrine che l’hanno persa, preferisce rappresentare in modo seriale un processo sociale piuttosto che soffermarsi sulla pittorialità della singola immagine. Lo stile dai toni neorealisti trattiene e usa le impurità che invadono il campo visivo perché funzionali ad una visione inquieta e surreale della contemporaneità.

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Le vetrine sono tutte ritratte con una ripresa frontale che evita rigorosamente le linee prospettiche nell’intento di evocare il fondale scenografico del teatro. Sul palco sfilano gli attori arruolati fra i passanti per auto-rappresentarsi, consapevoli di essere il soggetto di un progetto al servizio del dibattito contemporaneo e della Storia.