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La Cgil sconfessa Massari: no all’esercito in stazione

22 marzo 2024 | 13:58
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La Cgil sconfessa Massari: no all’esercito in stazione

Il sindacato boccia l’idea che i militari portino più sicurezza: “Le soluzioni sono altre. Piuttosto occorre fare attenzione alle mafie”

REGGIO EMILIA – La Cgil provinciale boccia l’ipotesi dell’esercito in zona stazione che sta infiammando la campagna elettorale di Reggio Emilia e su cui ha espresso un parere favorevole anche il candidato sindaco del centrosinistra, Marco Massari, andando in controtendenza contro quanto dichiarato sempre dal sindaco Vecchi e facendo arrabbiare i partiti di sinistra della sua coalizione. “Pensare che la presenza dei militari nelle strade limitrofe alla stazione possa da sola risolvere il problema rischia infatti di dare false speranze ed illusioni ai cittadini”, sottolinea la segreteria della Camera del lavoro.

Che rimarca come “problemi come quelli che oggettivamente insistono nella zona e che indubbiamente tutt’ora recano gravissimo disagio a coloro che lì abitano, vivono, lavorano e transitano meritano e richiedono soluzioni ben più complesse”. Per il sindacato “occorre tentare di risolvere il problema non partendo dagli effetti ma aggredendo le cause che ci sono alla base: il disagio sociale, le carenze abitative, le problematiche sanitarie e lavorative”. Temi che fino ad oggi, viene sottolineato, “le associazioni attive nelle zone interessate hanno tentato, con i mezzi a loro disposizione e troppo spesso in estrema solitudine, di gestire”.

La presenza dei militari (che sarebbero solo in due, ndr) invece “non solo potrebbe sortire effetti unicamente sulla percezione della sicurezza anziché incidere in maniera concreta, ma potrebbe anche portare allo spostamento del problema altrove, nei quartieri limitrofi della città”. Insomma, dice la Cgil, “questa non può essere l’unica idea di soluzione in campo a meno che non si abbia in mente di arrivare progressivamente a militarizzare l’intero territorio comunale, ipotesi, questa, del tutto inaccettabile”. Occorre invece recuperare un nuovo protagonismo del pubblico ripartendo dal coinvolgimento della cittadinanza e delle istituzioni generando assieme alle una rete di tutela dei cittadini e di recupero dei soggetti portatori di criticità”.

Alla luce della nuova operazione di ieri contro un sodalizio dedito all’emissione di false fatture da via Roma ammoniscono poi: “Questo continuo cancan elettorale sul tema esercito non deve distogliere l’attenzione dalla presenza della criminalità organizzata nei nostri territori, criminalità che spesso sfrutta proprio i soggetti in stato di disagio sociale come propria manovalanza”. La presenza mafiosa, rimarca il sindacato, “non è mai sparita dal nostro territorio e, seppur spesso più silente degli episodi di degrado urbano, non è meno pericolosa”.

Tra l’altro “sta riprendendo vigore, sulla scorta di un vento favorevole che parte dai più alti livelli di governo del Paese, perché una politica che attacca il reato di abuso di ufficio, che limita le intercettazioni, che liberalizza i sub appalti a cascata è una politica che allenta la “morsa” contro le malavite”. Questo contesto contribuisce inoltre “a ritenere ‘normali’ gli attacchi recenti agli strumenti che tentano di limitare gli affari delle cosche, come quello delle interdittive antimafia”.

Su questo punto la Cgil replica in particolare all’associazione di imprenditori cutresi “Contro le mafie” avvisando che: “mettere in discussione le interdittive ponendo l’accento sul tema delle parentele, non solo non serve a tutelare gli imprenditori onesti, ma manda un chiaro segnale di distanza da quelle forze dello Stato che, assieme alla parte sana della comunità, scelgono di stare dalla parte giusta dell’economia e del modo di fare impresa”.

Qui si colloca anche la Camera del lavoro che, contro lo sfruttamento dei lavoratori da parte delle mafie, “sarà sempre a sostegno dell’utilizzo di tutti gli strumenti disponibili a contrasto di tali fenomeni”, conclude la segreteria confederale.