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Frode fiscale da 2,5 milioni: otto indagati

21 marzo 2024 | 10:35
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Frode fiscale da 2,5 milioni: otto indagati

Il principale indagato è un calabrese di 51 anni, residente a Cadelbosco Sopra, che è contiguo alla ‘ndrangheta

REGGIO EMILIA – La Finanza ha scoperto una frode fiscale da 2,5 milioni di euro all’interno dell’operazione Chrisalis. Da questa mattina oltre 40 militari dei comandi provinciali della Guardia di Finanza e dei Carabinieri di Reggio Emilia stanno eseguendo perquisizioni e sequestri nella nostra provincia.

Le indagini partono da accertamenti svolti sul conto di un nucleo familiare, il cui tenore di vita si era improvvisamente modificato, con l’acquisto di un’abitazione di pregio ed il possesso di numerose auto di grossa cilindrata. Nella nostra provincia ci sono otto indagati (sui 15 totali) per frode fiscale e una società coinvolta (su cinque fra Reggio, Torino, Genova, Crotone e Parma), mentre gli utilizzatori delle società cartiere sono tutti reggiani.

Il principale indagato è un calabrese di 51 anni residente a Cadelbosco Sopra, Domenico Gerace, ritenuto contiguo alla ‘ndrangheta dagli inquirenti, che ha emesso nel periodo 2016-2019, grazie alla costituzione di cinque società cartiere, intestate fittiziamente a soggetti prestanome, ma, di fatto, gestite da lui, fatture per operazioni inesistenti per circa 10 milioni di euro.

frode fiscale

Tali società ricevevano giornalmente numerosi bonifici che venivano prelevati in contanti presso vari uffici postali, per essere poi restituiti a chi disponeva il bonifico detratta, ovviamente, la percentuale per il “servizio”. Nel corso dell’operazione è stato sequestrato denaro contante sul conto corrente di due società per un totale complessivo di quasi 70mila euro.

L’attività di indagine ha permesso di accertare la sussistenza di sei società cartiere, con oggetto sociale dichiarato lavori edili, lavori di meccanica e commercio di autovetture, costituite al solo scopo di emettere fatture per operazioni oggettivamente inesistenti, al fine di consentire ai beneficiari l’evasione delle imposte sui redditi e dell’Iva.

Il comandante provinciale dei carabinieri di Reggio Emilia, il colonnello Andrea Milani, sottolinea come l’operazione odierna “testimonia ancora una volta lo sforzo dell’Arma dei Carabinieri per contrastare fenomeni di criminalità complessi che interessano questa provincia, sotto la guida della Procura della Repubblica, anche in collaborazione con la Guardia di Finanza, come già avvenuto per la recente operazione Minefield”.

“La capillare presenza sul territorio dell’Arma, la conoscenza diretta delle dinamiche di una comunità e la penetrazione informativa dei Carabinieri – aggiunge Milani – hanno consentito di approfondire – di concerto con la GdF – un nucleo familiare il cui tenore di vita si era modificato con l’acquisto di autovetture di grossa cilindrata e una casa di lusso, disvelando la sussistenza di società cartiere, costituite al solo scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti per consentire ai beneficiari l’evasione delle imposte e dell’IVA. Sebbene non vengano cristallizzate evidenze tali da contestare modalità mafiose nel provvedimento odierno, tuttavia sono emerse ancora una volta modalità di condotta criminale di non poca rilevanza attraverso un meccanismo ampiamente utilizzato anche dalla criminalità organizzata attiva su Reggio Emilia, emerso in varie inchieste giudiziarie, “Aemilia” tra tutte, al fine di permeare il tessuto economico-sociale reggiano”.