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Fine vita, i vescovi emiliano-romagnoli: “E’ eutanasia”

1 marzo 2024 | 14:53
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Fine vita, i vescovi emiliano-romagnoli: “E’ eutanasia”

Netto rifiuto della conferenza episcopale presieduta da monsignor Morandi. Bonaccini: “Li rispetto, ma siamo convinti di fare la scelta giusta”

REGGIO EMILIA – I vescovi dell’Emilia-Romagna esprimono la loro “preoccupazione” e il loro “netto rifiuto” nei confronti delle scelte dell’Emilia-Romagna sul suicidio assistito, una “scelta di eutanasia” secondo i prelati. Infatti “procurare la morte, in forma diretta o tramite il suicidio medicalmente assistito, contrasta radicalmente con il valore della persona, con le finalità dello Stato e con la stessa professione medica”.

La proposta della Regione Emilia-Romagna “di legittimare con un decreto amministrativo il suicidio medicalmente assistito, con una tempistica precisa per la sua realizzazione, presumendo di attuare la sentenza della Corte Costituzionale 242/2019, sconcerta quanti riconoscono l’assoluto valore della persona umana e della comunità civile volta a promuoverla e tutelarla”.

Sono parole sottoscritte dall’intera Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna, che si è riunita in assemblea ieri a Roma, dove si trova per la visita ad limina. Durante i lavori presieduti da Giacomo Morandi, vescovo di Reggio Emilia-Guastalla e numero uno della conferenza emiliano-romagnola, è nata una dichiarazione che esprime la netta condanna della Chiesa cattolica alla delibera varata il 5 febbraio e ritoccata ieri dalla giunta Bonaccini.

“Anche noi, vescovi dell’Emilia-Romagna, pellegrini a Roma alle tombe degli apostoli- si legge nella dichiarazione- vogliamo offrire un nostro contributo, sulla base della condivisa dignità della persona e del valore della vita umana, rivolgendoci non solo ai credenti ma a tutte le donne e gli uomini”.

“Esprimiamo con chiarezza la nostra preoccupazione e il nostro netto rifiuto- prosegue il documento- verso questa scelta di eutanasia, ben consapevoli delle dolorose condizioni delle persone ammalate e sofferenti e di quanti sono loro legati da sincero affetto. Ma la soluzione non è l’eutanasia, quanto la premurosa vicinanza, la continuazione delle cure ordinarie e proporzionate, la palliazione, e ogni altra cosa che non procuri abbandono, senso di inutilità o di peso a quanti soffrono”.

Secondo i vescovi infatti gli sviluppi della medicina e del benessere “consentono oggi cure nuove e un significativo prolungamento dell’esistenza. Si profila così la necessità di modalità di accompagnamento e di assistenza permanente verso le persone anziane e ammalate, anche quando non c’è più la possibilità di guarigione, continuando e incrementando l’ampio orizzonte delle ‘cure’, cioè di forme di prossimità relazionale e mediche”.

Il valore della vita umana, insomma, “si impone da sé in ogni sua fase, specialmente nella fragilità della vecchiaia e della malattia. Proprio lì la società è chiamata ad esprimersi al meglio, nel curare, nel sostenere le famiglie e chi è prossimo ai malati, nell’operare scelte di politiche sanitarie che salvaguardino le persone fragili e indifese, e attuando quanto già è normato circa le cure palliative. Impegno, questo, che qualifica come giusta e democratica la società”.

Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha replicato loro: “Abbiamo grandissimo rispetto per le opinioni della Cei, ma noi siamo convinti di fare una scelta giusta. Soprattutto perché recepisce una sentenza della Corte Costituzionale. In ogni caso, siamo disponibili al confronto ogni volta che serve”.